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Roma, perché non riapre l’ospedale Forlanini per l’assistenza dei pazienti Covid?

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Salute Bene comune appello Mattarella riaprire ospedali

Non c’era di certo bisogno della classica goccia che facesse traboccare il vaso, sta di fatto che la notizia dell’utilizzo di hotel (riconvertiti per l’occasione in Covid Hotel) da parte della Regione Lazio ha riacceso le proteste di quanti speravano nella riapertura dell’ospedale Forlanini per l’assistenza dei degenti. Il motivo è breve e conciso e ce lo spiega l’ex Primario di Chirurgia Toracica presso Ospedale Carlo Forlanini, Massimo Martelli: “Il progetto è già pronto da anni!“. 

Lo studio risale al 2010. In un articolo pubblicato su La Repubblica, a firma di Carlo Picozza, veniva spiegato come l’allora manager del nosocomio – lo stesso Massimo Martelli – avesse predisposto 320 posti letto in più per la comunità, in pratica una riconversione dell’ospedale in RSA. Questi ultimi, destinati alla cura degli anziani, avrebbero permesso un risparmio cospicuo – si legge nell’articolo – alla Regione Lazio: “[…] il Servizio sanitario regionale potrebbe risparmiare ogni anno oltre cento milioni“. Sull’idea si dichiararono d’accordo anche i Sindacati e, per la realizzazione – spiegò all’epoca Martelli – sarebbe bastato “ristrutturare i 20mila metri quadrati dei padiglioni H e I con 20 milioni, un investimento che potrebbe essere ammortizzato nel giro di pochi mesi“. Questo avrebbe permesso agli altri ospedali di sgravarsi di posti letto destinati a malati non gravi, permettendo di evitare la saturazione di quest’anno e un risparmio economico consistente – concluse Martelli.

La petizione su Change.org

Massimo Martelli non si è mai rassegnato alla chiusura del Forlanini e il coriaceo ex primario ha avviato anche una petizione su Change.org. Lo scopo era di raggiungere almeno 150mila firme. Un’impresa non da poco, ma che di giorno in giorno si avvicina al traguardo prefissato. Al 6 novembre 2020, 113.780 persone hanno firmatoNella pagina della petizione, lanciata quasi otto mesi fa, si legge: “In conseguenza della situazione emergenziale derivante dalla diffusione del Coronavirus, chiediamo la riqualificazione e la riapertura immediata dei servizi medici presso l’Ospedale “Forlanini” di Roma.

La struttura sanitaria (intitolata al medico milanese collaboratore di Koch che nel 1882 isolò il bacillo della tubercolosi) un tempo eccellenza specifica per le malattie polmonari, è stata chiusa nel 2015 per proclamata insostenibilità della spesa, in relazione all’effettiva utilità dei servizi resi, come stimata al tempo. Allo stato attuale, che vede questa utilità impennarsi per la straordinaria insorgenza dell’epidemia di Covid-19, è nostra intenzione richiedere che questo polo sanitario – in parte abbandonato al degrado, in parte riconvertito a spazio per attività culturali – torni a svolgere in tempi brevissimi la vitale funzione per la quale venne all’epoca creato”.

L’apertura di Virginia Raggi

Alla petizione hanno partecipato anche personalità note del mondo della cultura – l’architetto Massimiliano Fuksas su tutti. Dal canto di chi dovrebbe però riattivarsi per l’apertura (Regione Lazio, Ministero della Salute, Comune di Roma, Azienda Ospedaliera San Camillo) non sembra esserci stata alcuna risposta concreta, per ora. Tra gli esponenti politici a cui era indirizzata la petizione, sembra che solo Virginia Raggi si sia schierata pubblicamente a favore della riapertura.

La storia dell’ospedale Forlanini e la dismissione

Nato negli anni ’30 come centro all’avanguardia per la cura della tubercolosi, il complesso si estende per oltre 280mila metri quadrati e vanta la presenza di un grande parco. Negli ampi atri all’ingresso, sono presenti bassorilievi di Arrigo Minerbi e una terrazza da cui si gode il panorama di Roma Sud e dei Castelli Romani. All’interno è presente anche il Museo Anatomico, con più di 2000 reperti sorto nel 1941 per volere di Eugenio Morelli.

Il 24 ottobre 2006, con delibera numero 2145, la direzione generale dell’Azienda San Camillo Forlanini decreta la dismissione dello storico ospedale già sanatorio, stabilendo il trasferimento di tutti i reparti e servizi presso il vicino San Camillo. Da allora sono nate associazioni di protesta per quanto avvenuto e lotte politiche di varia natura per tentarne la riapertura.

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