Attualità Cronaca

Caporalato a Colleferro: sigilli ad un autolavaggio per sfruttamento

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Nei giorni scorsi, a Colleferro, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro (N.I.L.) di Roma, coadiuvati dalla Stazione Carabinieri di Colleferro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri, hanno posto sotto sequestro un’attività di un autolavaggio, il cui titolare è stato ritenuto responsabile di sfruttamento della manodopera.

Gli accertamenti e i sigilli

Gli accertamenti hanno permesso di accertare che il Datore di Lavoro, classe ’78,  impiegava due suoi connazionali di 25 e 39 anni, regolari sul territorio nazionale, approfittando del loro stato di bisogno, impiegandoli anche dieci ore al giorno per sei giorni a settimana, retribuendoli con stipendi palesemente difformi dai contratti collettivi nazionali, tra l’altro in palese violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, riposi settimanali, nonché in violazione di norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro.

Il sequestro, disposto dall’Autorità Giudiziaria, scaturisce a seguito di riscontri investigativi effettuati dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Roma dopo il primo accesso ispettivo nell’autolavaggio, occasione nella quale era stato rilevato che il Datore di Lavoro aveva già impiegato un ulteriore lavoratore, senza preventiva comunicazione di assunzione, quindi “in nero”, ed erano state elevate sanzioni amministrative per 6.400 Euro, nonché ammende per 3274 Euro.

Tali controlli finalizzati al contrasto dello sfruttamento della manodopera rientrano anche nelle direttive e obiettivi dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Il Datore di lavoro, ora, dovrà rispondere del reato di cui all’art. 603 bis c.p. nonché di ulteriori violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, significando che la responsabilità penale si intende accertata e definitiva solo a seguito di una sentenza di condanna definitiva e irrevocabile.

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.