Cronaca

Roma. Controlli al Prenestino, nel centro storico e in zona Termini: nei guai diversi locali

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Proseguono, senza soluzione di continuità, i controlli degli agenti della Polizia di Stato della Squadra Operativa della Divisione Polizia Amministrativa della Questura di Roma.

Roma, ecco cosa emerge dai controlli degli agenti della Polizia di Stato

Particolare attenzione è stata riservata alle strutture ricettive ubicate nelle vicinanze della stazione Termini. Proprio in questa zona, in particolare in via Santa Maria Maggiore ed in piazza Manfredo Fanti, il Questore, all’esito di un’istruttoria aperta sulla scorta dei riscontri investigativi, ha disposto per  2 strutture ricettive la chiusura dell’attività in applicazione dell’articolo 100 del TULPS (Testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza).

Tra le infrazioni contestate, per le quali è stata anche inviata un’informativa all’Autorità Giudiziaria, l’aver omesso di comunicare alla Questura le generalità delle persone presenti. Il titolare della struttura di piazza Manfredo Fanti è inoltre risultato privo dei titoli autorizzatori.

Dovrà restare chiuso 15 giorni, invece, un locale inserito nella movida del centro storico, segnalato al Questore di Roma per svariati interventi delle Forze dell’Ordine, a causa di risse ed aggressioni ai danni di clienti. Per il titolare del locale, già sanzionato per violazioni amministrative, è stato applicato l’articolo 100 del TULPS che ne impone la sospensione della licenza per 15 giorni.

Nel quartiere Prenestino, ed in particolare sulla via Palmiro Togliatti, è stata sequestrata preventivamente una sala VLT in quanto, incurante delle prescrizioni imposte in licenza, il titolare operava in assenza dell’adozione delle misure di sorvegliabilità necessarie.

Nel locale, infatti,  potevano accedere, e quindi partecipare al gioco, anche minorenni. Il sequestro si è reso necessario anche perché il titolare della sala era stato già segnalato per comportamenti omissivi e abuso di licenza. Anche in questo caso  è stata notiziata la magistratura.


Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

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