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Lazio, sanità pubblica e privata. Proclamato lo stato di agitazione da Cgil, Cisl e Uil. Presidio sotto la Regione il 22 giugno

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I sindacati Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di emergenza per il mondo della sanità laziale e annunciano un presidio il 22 giugno 2021 sotto la Regione Lazio.

Il comunicato dei sindacati

“Cresce la tensione nelle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate del Lazio:
troppe vertenze aperte e dalla Regione nessuna risposta. Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e
Lazio proclamano lo stato di agitazione dell’intero settore sanitario e si preparano a scendere in piazza il 22
giugno sotto la sede dell’amministrazione regionale.

“Su salari, organici e precari non ci siamo”, attaccano Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro
Bernardini, segretari generali di categoria. “Con la Regione abbiamo firmato lo scorso 30 aprile un accordo
per la valorizzazione del personale in sanità, ma gli impegni presi sono rimasti lettera morta, così come le
relazioni sindacali che, invece di essere rilanciate in vista della riorganizzazione post-Covid, sono rimaste al
palo. E nel frattempo stanno esplodendo le vertenze in troppe aziende sanitarie e ospedaliere, a partire da
Sant’Andrea e Policlinico Umberto I”.

“La situazione ha preso una piega drammatica, con i lavoratori chiamati da oltre un anno ad un super lavoro
fatto di turni, rischi e carichi di lavoro moltiplicati, che si vedono sottrarre anche la giusta retribuzione”,
proseguono i sindacalisti. “Non c’è stata la promessa integrazione dei fondi per il salario legato alle
particolari condizioni di lavoro, che dovevano già essere adeguati agli organici in servizio, in molte strutture
non sono stati pagati gli straordinari resi obbligatori per la pandemia e già svolti, non c’è traccia delle risorse
aggiuntive che la Regione doveva stanziare per garantire la retribuzione accessoria ai lavoratori a termine.
Così non può andare, tanto più che né l’amministrazione regionale, né la stragrande maggioranza delle
aziende hanno comunicato i dati sulle dotazioni di personale, i fabbisogni assunzionali e i percorsi di
stabilizzazione dei precari”.

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“E non va meglio nel privato accreditato: dove l’opacità continua a regnare sovrana, con troppe strutture
che ancora non applicano integralmente il nuovo contratto. Anche qui dalla Regione stessa inerzia: nessuna
informazione sullo stanziamento della quota regionale per il rinnovo del Ccnl, nessuna informazione sulla
ripresa normali attività nelle case di cura convertite in strutture Covid, niente rispetto ai controlli sulle
dotazioni organiche di privato accreditato e Rsa, nessuna convocazione rispetto agli incontri previsti per
valutare i carichi di lavoro e le misure di sicurezza e prevenzione”, scandiscono Cenciarelli, Chierchia e
Bernardini. “Il post pandemia doveva essere l’occasione per tornare ad investire in una sanità indebolita da
oltre un decennio di piani di rientro e di politiche miopi da parte dell’imprenditoria sanitaria, passando
dall’emergenza all’eccellenza. E invece si continua a prendere in giro i lavoratori, contando sulla loro
professionalità e sul loro sacrificio, ma negando ogni riconoscimento, fino a tagliare i salari. Questo è
inaccettabile”.

“Ecco perchè abbiamo indetto lo stato di agitazione di tutta la sanità pubblica e privata e, in attesa della
convocazione del Prefetto per il tentativo di conciliazione, saremo in presidio il 22 giugno, in occasione dello
sciopero dei lavoratori del Sant’Andrea, davanti alla Regione Lazio”, concludono. “Quella per una sanità forte
e veloce, che scommetta sulle persone e sulle competenze, è una battaglia che porteremo fino in fondo. E
se non avremo risposte, non ci fermeremo. Fino allo sciopero di tutto il settore”.

Foto di repertorio

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