Cultura

La storia di Colleferro, dalla genesi della comunità fino al secondo dopoguerra

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Comitato residenti Colleferro: "La bonifica nell'area degli inceneritori è incagliata"

Ringraziamo Alessio Cianfoni per aver inviato alla redazione un articolo sulla storia di Colleferro, che pubblichiamo di seguito.

La storia di Colleferro

Lo sviluppo di Colleferro ebbe inizio già nel 1912, con la conversione di una fabbrica oramai in disuso da anni (lo zuccherificio della Società Valsacco), per la produzione di esplosivi. Il primo nucleo di case infatti non fu quello dove oggi si erge il centro della cittadina, bensì presso lo scalo della allora stazione ferroviaria “Segni-Paliano”, poi chiamata stazione di Colleferro-Segni-Paliano in seguito alla nascita del comune di Colleferro: un primo nucleo di case (nonché la chiesa di San Gioacchino) venne edificata nell’allora territorio di Valmontone (conosciuto come Segni Scalo).

L’ingegnere Leopoldo Parodi Delfino (già senatore e figlio del fondatore della Banca nazionale, poi Banca d’Italia) e il senatore Giovanni Bombrini fondarono la fabbrica di esplosivi Bombrini Parodi Delfino, e, insieme allo stabilimento, venne creato un nuovo nucleo di case (per l’esattezza 300), conosciuto come “Villaggio BPD”, nel quale si trasferirono numerosi operai con le loro famiglie, provenienti da diverse regioni d’Italia, in particolar modo dalle zone marchigiane. Dalle medesime zone, infatti, provenivano numerosi tecnici esperti nell’edilizia.

Nella località era anche presente anche la “Calce e cementi Segni” (successivamente acquisita dalla Italcementi), la quale a fondovalle portava e lavorava il materiale estratto dalle cave della vicina città di Segni per produrne cementi per l’edilizia. Colleferro, il cui territorio apparteneva originariamente ai comuni di Valmontone (zona dello Scalo), di Roma (zona dove sorge l’attuale capoluogo comunale) [da segnalare inoltre che il territorio del villaggio era sotto la giurisdizione diretta del Governoratorato di Roma già dal tempo dello Stato Pontificio] e di Genazzano (alcune aree rurali nei pressi della “via Palianese”), continuò la propria espansione urbana per tutti gli anni venti e trenta, fino a divenire comune autonomo con un Regio Decreto del 13 giugno 1935 legge n. 1147.

L’anno immediatamente successivo, ovvero il 1936, è un anno “a due facce” per la neonata Colleferro, poiché innovazione e novità si mescolano, purtroppo a tragedia. L’ing. R. Morandi progetta Piazza Littoria (l’attuale Piazza Italia), mentre Don Umberto, primo parroco, il 16 marzo 1936 ufficializza l’idea di edificare una nuova Chiesa. Il 12 luglio dello stesso anno, Mons. Tessaroli pone la prima pietra della erigenda chiesa. Quest’anno però, come poc’anzi anticipato, termina in tragedia: Paolo e Gerardo, figli del Senatore Parodi, muoiono nei cieli di Roma per incidente aereo. Nel 1937, la B.P.D. costruisce altri 400 alloggi per le famiglie degli operai e nel mentre viene edificata ed inaugurata la scuola elementare G.P.D. e viene avviata la P.P.D.. Successivamente l’impresa Magrini costruisce il complesso di Piazza Littoria, compresa la chiesa.
Il 29 Giugno dello stesso anno, Mons. Tessaroli benedice le tre campane regalate dalle maestranze, dedicate a S. Paolo, S. Gerardo e S. Barbara; e si arriva poi al 13 Ottobre, ovvero quando viene consacrata la Chiesa di S. Barbara e fondata la caserma dei <<Vigili del Fuoco>>. Si arriva dunque al giorno che tutti i colleferrini ricordano con tristezza: 29 Gennaio ore 7.40.. Il grande terribile scoppio nello stabilimento Bombrini Parodi Delfino, nel quale morirono 60 persone e ne rimasero ferite più di 1 500. La strage si verificò con due esplosioni: la prima si alle 7:40, per colpa di un operaio che per eliminare l’occlusione di un tubo d’aria compressa usò uno scalpello di ferro provocando scintille, che fecero subito alzare fiamme giunte a toccare 10 metri, mentre la seconda, più potente, si ebbe alle 8:05. In seguito a questo avvenimento il “Duce” Benito Mussolini e Vittorio Emanuele III visitano Colleferro ed i feriti ricoverati nell’Ospedale di Anagni. La B.P.D. edifica in Viale Savoia il convitto per i figli dei caduti nello scoppio (attuale albergo Astoria). L’opera in seguito sarà affidata alle Suore Salesiane.
Il venerdì Santo alle ore 15,00 la sirena suona per sospendere per 3 minuti il lavoro in segno di lutto per lo scoppio; la tradizione si ripeterà ogni anno.
Il 28 Giugno 1939 il principe ereditario Umberto di Savoia ricompensa con medaglia al valor militare i feriti ed i figli delle vittime dello scoppio. La cerimonia si svolge in piazza, di fronte al Comune. La notizia di questa esplosione venne riportata anche sul Times.
Durante la seconda guerra mondiale Colleferro fu ripetutamente bombardata con l’obiettivo di distruggere lo stabilimento di esplosivi per via del fatto che Colleferro rappresentava per l’Italia una “salda spalla” per la produzione di materiale bellico; tant’è vero che nel 1942 fu sparsa nebbia artificiale nella valle per nascondere le fabbriche. Colleferro si spopola a causa dei bombardamenti sempre più frequenti. Si calcola che Colleferro sia stato bombardato circa 100 volte.
Il 2 Giugno 1945, gli Alleati arrivano a Colleferro: è la liberazione. Le truppe franco-marocchine si macchiano di numerosi delitti: stupri e rapine (atteggiamenti simili li avranno anche più in là una volta che arrivarono a Montelanico, fino a Carpineto Romano). Dirigenti, impiegati ed operai si prodigano, con grave rischio personale, per salvare macchine, attrezzature e materie prime, che saranno utili per la ripresa del paese.
Articolo di Alessio Cianfoni

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