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Le richieste del Comitato Residenti alla politica sulla questione ambientale e non solo

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Comitato residenti Colleferro: "La bonifica nell'area degli inceneritori è incagliata"

Di seguito, la nota del Comitato Residenti: “Nelle giornate del 16 e 17 marzo 2021 la stampa e le edizioni del TG3 hanno dato ampio risalto alla notizia che il Giudice per le indagini preliminari della Procura di Roma ha emesso un’ordinanza di misure cautelari personali con arresti domiciliari nei confronti di Flaminia Tosini, direttrice della Direzione Politiche ambientali e Ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, e di Valter Lozza, proprietario della Ngr e della Mad, società che gestisce le discariche di Roccasecca e Civitavecchia.

L’ordinanza ipotizza i reati di concussione, corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in concorso, con riferimento all’autorizzazione della nuova discarica di Roma, a Monte Carnevale, e alla sopraelevazione di 17 metri del IV Bacino del sito di Roccasecca (FR).

Ampi stralci dell’ordinanza sono stati pubblicati sui giornali.

Dopo le indagini sui presunti reati commessi da un alto dirigente dell’apparato regionale, nell’esercizio delle sue funzioni, e di un imprenditore che vuole scalare il mercato, saranno il processo e la sentenza a giudicare le responsabilità soggettive dei due imputati, oggi indagati.

In aggiunta al contesto giudiziario vogliamo considerare aspetti che riguardano il diritto dei cittadini a vedere garantito che i poteri della Pubblica amministrazione si svolgano nel rispetto dei principi di legalità, buon andamento e imparzialità (art. 97 Costituzione), nonché a garantire – visto il delicato ruolo dell’ing. Tosini nonché le numerose e importanti deleghe a lei conferite – che la gestione del ciclo dei rifiuti sia esente da rischi per la salute dei cittadini e dell’ambiente.

In questa prospettiva occorre valutare le scelte compiute sul piano politico-amministrativo a cui ricondurre responsabilità diverse da quelle penali.

La Regione Lazio, che aveva nominato l’ing. Tosini a capo della Direzione Regionale nel 2017, ha nel frattempo sospeso la dirigente dalle sue funzioni, che nelle more saranno assegnate ad altro Responsabile e, in attesa di conoscere gli sviluppi dell’inchiesta, ha rinnovato apprezzamento nei suoi confronti, auspicando che l’interessata possa chiarire la correttezza del suo operato.

Tale enunciazione non basta, non la riteniamo sufficiente

Ferme restando le responsabilità penale, civile, amministrativa e contabile del dipendente regionale, vi sono autorità e organismi interni a cui spetta accertare anche quella dirigenziale.

Quanto accaduto deve far riflettere sui poteri di scelta della dirigenza esercitati dall’autorità politica.

Gli incarichi di direttore, infatti, sono conferiti dalla Giunta (DGR n. 714, 3/11/2017), su proposta del Presidente, sentito l’assessore competente in materia di personale, e con il visto del Segretario generale.

Si deve discutere delle decisioni del Presidente della Regione Lazio, che ha proposto a suo tempo il provvedimento di nomina dell’ing. Tosini, e del Segretario generale, che ne ha avallato l’operato, e di altre figure interne che non hanno vigilato.

Dagli stralci dell’inchiesta pubblicati dalla stampa emerge che i presunti comportamenti illeciti si sarebbero perpetuati per lungo tempo, senza che il Responsabile della prevenzione della corruzione, ruolo presente nell’organizzazione regionale, abbia svolto verifiche o controlli.

I direttori sono responsabili dell’osservanza e dell’attuazione degli indirizzi degli organi di governo ed operano sulla base delle direttive da essi impartite, si raccordano con gli assessori di riferimento e la loro attività dirigenziale deve essere sottoposta alla valutazione degli organi gerarchici superiori.

La vicenda Tosini-Lozza si svolge nell’ambito amministrativo dei procedimenti autorizzativi e ha dunque risvolti che vanno indagati in tale ambito, oltre che in quello penale, per accertare se gli atti conseguenti siano stati sempre adottati nel rispetto delle normative.

Sono in gioco la legalità e la certezza del diritto, due capisaldi della cultura giuridica, e spetta alla Regione verificare che il processo decisionale non sia stato compromesso da tale vicenda, onde evitare prevedibili contestazioni che possano portare alla richiesta di riesame e/o sospensione di specifiche determinazioni regionali.

Un discorso in parte diverso deve essere fatto per il Piano di gestione del ciclo dei rifiuti regionale, che è stato predisposto dalla Direzione affidata all’ing. Tosini, adottato dalla Giunta e votato dal Consiglio regionale. Il Piano è quindi un atto che rientra nella responsabilità politico-amministrativa, imputabile agli organi di direzione politica.

I fatti contestati sono di estrema importanza e gravità su cui a parte la stampa e la Regione sono state rilasciate poche dichiarazioni da esponenti delle forze politiche che siedono alla Pisana.

Non si tratta di giudicare i fatti, ancora da valutare, ma di distinguere la posizione dell’ing. Tosini e dei potenziali reati contestati dal resto dell’intero apparato amministrativo regionale, che quotidianamente consente ai Consiglieri di svolgere il loro lavoro.

La struttura è stata “scossa” nelle fondamenta ma la politica – a livello regionale e locale – tace invece di rivolgersi a quanti possano lasciarsi andare a generalizzazioni che mettono in dubbio il carattere neutrale e terzo dell’ente Regione.

I tempi della giustizia per la chiusura delle indagini, del processo e per la pronuncia della sentenza di proscioglimento o di assoluzione non saranno brevi e la politica deve utilizzarli per restituire trasparenza all’azione amministrativa, mettendo in salvo la parte sana dell’apparato regionale.

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Occorre che la politica non lasci vuoti operativi e intervenga immediatamente con una ricognizione e individuazione degli atti emanati per regolamentare situazioni di particolare criticità su cui è ipotizzabile che la Direzione Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio abbia tenuto un comportamento di dubbia legalità.

Ora spetta alla politica prendersi le sue responsabilità di fronte ai cittadini e alle popolazioni che hanno subìto le conseguenze dei reati corruttivi contestati, rispondendo con i fatti: chiediamo che venga convocato con urgenza un Consiglio regionale straordinario dove si discutano le dimissioni di chi ha sbagliato e l’azzeramento dei vertici amministrativi, con riserva di valutare caso per caso gli atti su cui agiremo in autotutela e avanzeremo richiesta di riesame e/o sospensione”.

Ina Camilli

Comitato residenti Colleferro

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