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Colleferro, il rientro in classe e il nodo del trasporto pubblico

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Colleferro, nuovo servizio scuolabus per 40 bambini che non ne avevano potuto usufruire, pur avendone diritto

A Colleferro, su corso Garibaldi e su via Consolare Latina sono tornati i bus Cotral con scritto “Colleferro Istituto”.

A Colleferro gli studenti tornano a scuola: com’è la situazione con i trasporti?

La ripresa delle corse scolastiche del trasporto pubblico regionale segna il rientro in classe delle studentesse e gli studenti delle superiori: da lunedì 18 gennaio le ragazze e i ragazzi del Lazio hanno lasciato parzialmente la didattica a distanza per fare ritorno in aula. Gli ingressi a scaglioni, uno alle 8 e uno alle 10, insieme all’alternanza tra lezioni in presenza e Dad, restano al momento le disposizioni istituzionali per evitare assembramenti e ridurre le possibilità di contagio da Covid-19 nel mondo delle scuole secondarie di secondo grado.

Al piazzale dell’Istituto Cannizzaro

Verso le 7 e quaranta il via vai per il mercato del martedì incrocia gli zaini diretti al liceo Marconi, al Cannizzaro, all’Ipia, all’istituto Falcone, al Ciofs: tra pubbliche, private e centri di formazione professionale Colleferro conta una decina di istituti superiori e migliaia di giovani che arrivano dai dintorni. La grossa mascherina disegnata sulla fiancata degli autobus ha ormai sostituito il viola degli #Instabus, la campagna social dell’azienda per viaggiare insieme anche su Instagram. Carpineto, Montelanico, Gorga, Artena, Lariano, Gavignano, Valmontone, Labico, ma anche Serrone, Piglio, Paliano e Anagni. È questa la geografia della Valle del Sacco che ogni giorno raggiunge le superiori di Colleferro. Paesi che distano pochi chilometri l’uno dall’altro, con collegamenti intermedi tra contrade, frazioni di campagna e posti decentrati rispetto alle fermate principali dei paesi della provincia di Roma e della Ciociaria.

“Questo è il calendario nuovo”, spiega una studentessa fuori l’Istituto Cannizzaro mostrando sul suo smartphone i due files pdf della didattica integrata. A prima vista sembrano griglie complicate. Questa difficoltà di lettura dei nuovi orari contiene e restituisce probabilmente il risultato dei ritardi nell’avvio di una discussione di qualità sulla scuola. La conclusione di un dibattito che in questi mesi si è spesso ridotto in due spalti contrapposti –  difensori della didattica in presenza contro i promotori della Dad– ha le forme di un groviglio colorato che per alcuni studenti si traduce con un’uscita da scuola alle 15:30. “Vengo da Valmontone. Gli autobus passano, ce ne stanno tanti, vediamo un po’ se nei prossimi giorni si creano affollamenti”, ci dice un’altra ragazza diretta al Liceo Marconi.

A verificare la capienza sugli autobus c’è una squadra della controlleria Cotral del deposito di Genazzano che resta fissa al piazzale di via Consolare Latina, punto principale dove i pendolari del Marconi e del Cannizzaro prendono il pullman. In questi primi giorni di riapertura il compito principale del personale Cotral sarà monitorare la capienza degli autobus e riportare eventuali problemi, così da segnalare la necessità di potenziamenti e l’attivazione di nuove corse. Per aumentare il numero di macchine disponibili a effettuare il servizio scolastico ci sono anche i pullman delle aziende private vincitrici delle gare indette della Regione. “I Cotral ci sono e sono pure aumentanti. Non ho trovato problemi. Forse il problema sarà all’uscita, però se è pieno il primo, dietro c’è subito un altro pullman”, racconta un liceale in arrivo da Artena per l’entrata del secondo turno.

I progressi viaggiano con le criticità irrisolte, e tutto si innesta alle conseguenze del Covid. Alcuni studenti di Artena hanno informato Cotral e le scuole superiori di Colleferro riguardo l’assenza di autobus in una fermata periferica, quella di via Giulianello. In sostanza dopo le 7 non ci sono autobus diretti a Colleferro che transitano per via Giulianello. Se uno studente ha il turno alle 10 deve raggiungere la fermata principale di Artena (largo Colombo) o prendere l’autobus insieme agli studenti del primo turno, per poi aspettare fuori scuola. Questo esempio è uno dei tanti nodi da scogliere nelle riunioni tra l’azienda regionale e i dirigenti scolastici della zona.

Dentro le scuole

Nella “vasca”, così viene chiamato lo spazio centrale del liceo Marconi utilizzato per le assemblee di istituto, i banchi monoposto orbitano attorno a una grande cattedra, evocando ogni giorno la disposizione dell’esame orale della prova di maturità 2020. Ogni porzione degli edifici scolastici diventa funzionale al distanziamento. La biblioteca, i laboratori linguistici, di informatica e di chimica: tutto si trasforma in aula. Tra linguistico, scientifico e classico la scuola superiore di via delle Scienze e della Tecnica supera i 1000 studenti e nei prossimi anni è destinata a crescere. “Rientrare in presenza lo valuto come un fatto positivo. Il periodo prolungato di didattica a distanza iniziava a creare dei problemi. Integrare didattica in presenza alla Dad magari può essere una strada da praticare per il futuro. Preside e Vice preside hanno lavorato per riaprire la scuola con tutti i dispositivi di sicurezza. In questi primi giorni non ci sono stati particolari problemi con gli autobus ma sicuramente ci sarà da aumentare ulteriormente le corse negli orari di uscita”. Alessio De Angelis, uno dei rappresentanti degli studenti del Liceo Marconi, riconosce e promuove le azioni messe in campo da chi dirige la scuola.

A Colleferro non sono scesi in strada, non hanno scioperato, ma non escludono di farlo, soprattutto sul tema dei trasporti. “Dobbiamo vedere se gli orari del Cotral coincidono con le entrate scaglionate”, specifica uno studente pendolare”.  “La scuola si è organizzata come meglio poteva”, spiega Josephine Balan, rappresentante di istituto al Cannizzaro. Anche lei ha chiaro lo sforzo messo in campo dalla scuola. Con gli indirizzi del tecnico, del liceo tecnologico e delle scienze applicate questo istituto arriva quasi a 900 studenti. Ci sono i banchi monoposto, le colonnine per i gel, le mascherine. Dentro le scuole c’è tutto, chi vive dentro la scuola sta dando tutto, chi parla e decide di scuola sembra preferire dividersi tra “scuole aperte” e “scuole chiuse”.

“Ci sono delle cose ancora da risolvere. Durante il periodo di sola Dad avevamo 40 minuti di lezione davanti allo schermo e c’erano dei minuti di stop, per riposare gli occhi. Ora la Dad mantiene l’orario della presenza non c’è una pausa. E quindi alcuni si ritrovano a fare ore di fila davanti allo schermo senza una pausa”, precisa Josephine Salan.

In mezzo alle due posizioni ci sono i tragitti, gli orari di uscita, lo stato degli edifici, il rinnovamento della didattica e gli studi sulle varie modalità. Ascoltare studentesse e studenti aiuta a mettere in fila argomenti lasciati ai margini del dibattito pubblico. Per esempio, questo periodo di rientro, segnato da varie difficoltà, coincide con le valutazioni, con le verifiche in classe. Ma a che ora si torna a casa quando si esce al secondo turno? Rispondere a questa domanda è un dovere, per il diritto allo studio e per aprire una discussione sulle disuguaglianze. Sembra di affrontare temi dell’era-precovid? Non a caso le proteste di questi giorni hanno come slogan “A scuola sì ma non così”, sintesi che esorta a superare la superficialità con cui a livello nazionale si sta affrontando il ritorno in aula.

La distanza dal centro resta il problema dell’Ipia

I manifesti in giro per la città sono gli ambasciatori del periodo di iscrizione alle scuole superiori (dal 4 al 25 gennaio). E’ tempo di raccontarsi per esprimere al meglio le offerte scolastiche della scuola. Visitare i 20 laboratori dell’Ipia, l’istituto professionale su via Palianese (una delle scuole dell’Istituto Gramsci con sede principale a Valmontone) è un tour tra nuove tecnologie, macchinari all’avanguardia e sistemi dedicati interamente alle rinnovabili. Dal prossimo anno arriveranno anche nuovi indirizzi in campo ambientale, come quello dedicato al risanamento e alla gestione delle acque. In un dei laboratori c’è una macchina a controllo numerico, uno strumento di alta precisione che lavora un blocchetto di legno. Questo tornio orizzontale è stato programmato dagli studenti per creare pedine degli scacchi. Così, dopo qualche minuto, il blocchetto si trasforma in un alfiere bianco.  Anche dentro l’ipia si è fatto il possibile per riaprire in sicurezza. Basta parlare con gli studenti per capire che il punto non è aprire o meno una scuola, ma considerarla. “Non tutti gli autobus arrivano qua e questo significa che dobbiamo andare a piedi per raggiungere la fermata sulla Casilina o alla stazione”, racconta uno studente del terzo.

In questa scuola sono praticamente tutti dei pendolari in attesa di ricevere un servizio che li colleghi al centro. Non è questa la sede per ricordare i motivi che hanno portato una scuola superiore su una strada provinciale, lontana dal centro abitato e distante 50 metri da una discarica, però la costanza dei problemi dovuti alla sua posizione diventa maggiormente significativa in questo momento di difficoltà. “A me sta bene tornare a scuola, la didattica in presenza è meglio soprattutto se non c’è una buona connessione a casa. Il problema è che per prendere l’autobus sono anni che dobbiamo fare una strada senza marciapiedi dove passano camion e macchine che sfrecciano”, racconta uno studente del quinto. “Che poi almeno abbiamo vinto la battaglia per la discarica, quella è vinta, ora dobbiamo capire quando ci spostano”, gli risponde un altro ragazzo.

Se su via consolare latina c’è una coda di autobus Cotral, su via palianese l’immagine ricorrente è una fila di autotreni diretti per lo più al vicino centro distribuzione di Amazon. “Se l’autobus non passa qui davanti, o è troppo pieno, andiamo a piedi alla stazione. La navetta costa troppo, non la possiamo prendere ogni giorno”, dice un ragazzo del primo anno che abita a Lariano. Sta aspettando l’autobus per Torvaianica, l’unico che va a Lariano e passa anche davanti la sua scuola. L’alternativa è arrivare alla stazione e prendere l’autobus diretto a Velletri. Pagare ogni volta una circolare privata, in questo caso dell’azienda “Corsi e Pampanelli”, diventa subito un’opzione da scartare. Significherebbe sborsare un euro per ogni corsa. Per ottenere un collegamento con le fermate nel centro città, i docenti dell’Ipia hanno chiesto e proposto al Comune di Colleferro di trovare un accordo con il trasporto locale per arrivare a una forma di agevolazione o di  esenzione ma al momento non c’è stata nessuna risposta.

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“Adesso aspettiamo Roma Anagnina perché l’altro autobus era pieno”, informa uno studente di Labico. Qui c’è anche chi viene da Colonna e da San Cesareo. I chilometri aumentano, e anche i tempi di attesa. “Altrimenti prendiamo il treno, vediamo dai, intanto arriviamo alla stazione”. Gli studenti sono usciti alle 13:30. Sono le 14:15 e per alcuni di loro l’autobus ancora non è arrivato. “Aspetto un altro po’ che faccio 18 anni e vengo in macchina”, arriva a concludere pragmaticamente un altro studente.

In attesa di poter guidare, abituato ormai al percorso, c’è chi se la fa a piedi. Dall’Ipia alla stazione di Colleferro Scalo sono circa 3 chilometri. Il tragitto da fare non concede marciapiedi, soltanto rimasugli di campagna, un casello autostradale, una lingua d’asfalto da attraversare e una rotatoria con la riproduzione di un Vega, il lanciatore di satelliti, orgoglio dell’Avio, emblema della città dello spazio. Con le loro stampanti 3D, gli studenti hanno realizzato anche delle copie del cosidetto “missile”. Un omaggio che Colleferro sembra ignorare, lasciando i generosi autori lontani dalla città, in cerca di un autobus e studiando a distanza.

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