Cultura

Storia della Valsacco: perché la barbabietola? (sesta parte)

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La volta precedente ci eravamo lasciati con una domanda riguardante la produzione di zucchero in Italia durante la metà del XIX secolo. Nei fatti si può parlare di una fabbricazione di zucchero ma non di barbabietola. A riprendere dopo il periodo napoleonico negli Stati italiani è la raffinazione dello zucchero di canna, posto al riparo da dazi doganali più o meno alti. Ma si cominciano a condurre anche esperienze di produzione dello zucchero dalla barbabietola e i primi impianti danno comunque dei segnali positivi sulle loro sulle possibilità, sostenuti anche da un sistema doganale tutto sommato agevolato esistente nei diversi stati italiani. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, sebbene un regime tariffario protegga ancora il prodotto italiano la concorrenza con i mercati esteri comincia a pesare riflettendosi sul commercio dello zucchero. Per incrementare la produzione italiana di raffinato si cominciano a stabilire delle accise e dei dazi per sostenere quei timidi segnali di una produzione bieticola diffusi nel decennio postunitario. Ma messa da parte l’analisi del regime fiscale i primi impianti nati a Cesa, Rieti e Anagni, tutti sorti fra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 dell’Ottocento. Gli impianti non hanno molto successo e se nel decennio successivo la realizzazione di società e di zuccherifici aumenta di poco la produzione è solamente alla fine del secolo che si registra un vero e proprio decollo dell’industria saccarifera.

Tra il 1898 e il 1914 fioriscono, infatti, molti progetti per gli impianti di zuccherifici dalla barbabietola.

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