Cronaca

Rocambolesco inseguimento tra Artena e Valmontone: arrestato 39enne

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Alle ore 23:00 del 14 luglio, gli agenti del Commissariato di P.S. di Colleferro hanno tratto in arresto un uomo di 39 anni, residente a Valmontone, per i reati di resistenza e minaccia a pubblico ufficiale nonché per il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti sull’uso di alcol e sostanze stupefacenti alla guida.

L’inseguimento

Intorno alle ore 23.00, durante un servizio di controllo del territorio, una pattuglia della Polizia di Stato è stata sorpassata ad altissima velocità da un’auto in via Valmontone, nel Comune di Artena. Gli agenti, nel tentativo di fermare il veicolo, hanno attivato i dispositivi di emergenza, ma il conducente ha proseguito la corsa eludendo l’alt e mettendo a repentaglio la sicurezza degli altri utenti della strada.

L’inseguimento si è protratto fino al Comune di Valmontone, dove il mezzo è stato bloccato nei pressi del casello autostradale. Il conducente, già noto alle forze dell’ordine, è sceso dal veicolo con atteggiamento minaccioso e ha proferito frasi intimidatorie nei confronti degli agenti.

Durante l’identificazione, l’uomo ha mostrato evidenti segni di alterazione psico-fisica, rifiutandosi di sottoporsi al test alcolemico e opponendo resistenza. Solo dopo un lungo tentativo di mediazione è stato accompagnato presso gli Uffici del Commissariato.

A seguito di una perquisizione del veicolo, è stato rinvenuto un involucro contenente presunta cocaina del peso lordo di 0,33 grammi. Dagli accertamenti è emerso che il soggetto era già stato deferito per guida in stato di ebbrezza e risulta attualmente sottoposto a sospensione cautelare della patente di guida.

Su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica, l’uomo è stato posto agli arresti domiciliari.

L’intervento si è concluso senza feriti, grazie alla prontezza e alla professionalità degli operatori intervenuti.

Foto di repertorio

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.