Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dal Comitato residenti Colleferro.
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Il comunicato stampa
Lo scorso 28 aprile un blackout completo ha colpito Spagna e Portogallo, con notevoli danni e disagi ad una popolazione di circa 60 milioni. I blackout non sono una novità, e anche in Italia ne abbiamo avuti: il peggiore fu quello del 28 settembre 2003, causato dal danneggiamento di un traliccio per il sovraccarico della linea tra Italia e Svizzera. Ci sono stati anche blackout dovuti al sovraccarico delle linee per ondate di calore o di freddo.
Ma il 28 aprile scorso la temperatura era mite sulla penisola iberica e non c’è stato nessun evento eccezionale come terremoti, incendi di foreste etc. Le spiegazioni presentate al pubblico sono state piuttosto strane. Subito dopo il fatto è comparsa la notizia che la società portoghese che gestisce la rete elettrica, avrebbe indicato come causa «vibrazioni atmosferiche indotte da oscillazioni estreme di temperatura». Basta avere qualche conoscenza di fisica per capire che sono parole senza molto senso, e difatti il giorno dopo – come riferisce l’autorevole giornale inglese Guardian e poi altri media occidentali – la stessa società ha smentito di aver fatto una simile dichiarazione. Ci sono state anche altre vaghe spiegazioni, come attacchi di hacker e attività delle macchie solari. Ma l’attività del sole è seguita costantemente e di hacker non si è più parlato. Non c’è tuttora una spiegazione ufficiale attendibile.
Una spiegazione semplice ed anche plausibile è stata avanzata da esperti del settore energetico su X (ex-Twitter): la causa è da rintracciare nella politica della Spagna di accelerare i tempi del net zero, il programma adottato nel 2021 dalla Comunità Europea, che prevede di giungere entro il 2050 ad una produzione di energia interamente da fonti rinnovabili. Obiettivo? Fare dell’Europa il primo continente climate-neutral, che è un impegno della Legge Europea sul Clima.
E’ noto che la Spagna intende accelerare i tempi: il governo ha annunciato di aver effettuato con successo il 16 aprile un esperimento, mettendo in rete, in un giorno feriale, solo energia da fonti rinnovabili [1]. E’ anche noto che l’immissione in rete di grandi quantità di energia dal sole e dal vento crea instabilità, con possibilità di blackout, in assenza di adeguati impianti di produzione di «forte inerzia» per i quali cioè la produzione di energia sia regolabile, come accade per le centrali idroelettriche o a combustione. Lo afferma un documento ufficiale del 2022 del consorzio delle compagnie che gestiscono la rete elettrica europea [2].
La ragione sostanzialmente è chiara: il vento e il sole non sono prevedibili, possono immettere in breve tempo grandi quantità di energia nella rete ad ore e in punti imprevedibili. Lo scorso 28 aprile il sole splendeva sulla penisola iberica e c’era vento costante. E’ quindi probabile che il gestore di rete non sia stato in grado di controllare l’aumento del flusso.
La reticenza dei media mostra quanto siano potenti le lobby delle energie rinnovabili, sostenute da grossi affari immediati, che rendono difficile una gestione ragionevole, e di fronte ai quali gli stessi obiettivi del net zero al 2050 rischiano di perdere importanza. Quindi, non c’è molto da sperare che si ottengano i risultati promessi e, del resto, nonostante tutti gli accordi ed impegni sul clima degli ultimi 40 anni le emissioni di CO2 nell’atmosfera continuano ad aumentare.
Per di più la stessa «scienza» ufficiale, che i politici e i media ci propinano, ignora del tutto aspetti negativi rilevanti dell’attuale corsa alle energie rinnovabili, che andrebbero invece tenuti presente in un programma realistico. Per limitarci al fotovoltaico su terreno agricolo, che sta ora avendo una grande diffusione, innanzitutto si deve dire che la perdita di suolo fertile è falsamente dichiarata «reversibile». Infatti, non solo gli impianti hanno una durata di vari decenni, e quindi si tratta comunque di tempi lunghi, ma bisogna anche considerare che il bioma del suolo, la comunità di batteri, piante e funghi microscopici da cui dipende la fertilità, viene profondamente mutato, specie se, come avviene di regola, si usano pesanti pesticidi per evitare la vegetazione infestante. Il recupero di un suolo fertile richiede tempi dell’ordine del secolo [3] . Ma, fatto ancora più grave, si ignora anche del tutto il contributo del suolo fertile allo stoccaggio e alla cattura di carbonio. Il suolo fertile, contenuto nel primo metro di terra, contiene circa il doppio di tutto il carbonio dell’atmosfera. Quando viene alterato con sostanze chimiche, mettendolo all’ombra dei pannelli, sotto il cemento, o comunque comprimendolo con le manovre dei macchinari, il bioma si danneggia o scompare, rilasciando il carbonio nell’atmosfera. E’ quindi possibile, come mostrano alcuni studi, che collocare pannelli solari su suolo agricolo o di foresta produce un aumento, e non una diminuzione, della quantità di CO2 nell’atmosfera.
E’ da notare che recentemente alcuni politici fautori della politica net zero si sono ricreduti. La figura più nota è forse Tony Blair, esponente della sinistra britannica. Dal sito della sua fondazione, il Tony Blair Institute for Global Change, afferma che la politica net zero è destinata a fallire (doomed to fail) e richiede un ripensamento prima di fare altri guai. Le stesse cose affermano, sul fronte politico opposto, Elon Musk e J.D. Vance.
Carlo Boldrighini, vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio di Italia Nostra
- [1] https://www.pv-magazine.com/2025/04/22/spain-hits-first-weekday-of-100-renewable-power-on-national-grid/
- [2]https://eepublicdownloads.blob.core.windows.net/public-cdn-container/clean-documents/SOC%20documents/Regional_Groups_Continental_Europe/2022 High_Penetration_of_Power_Electronic_Interfaced_Power_Sources_and_the_Potential_Contribution_of_Grid_Forming_Converters.pdf
- [3] Paolo Pilleri: Dalla Parte del Suolo. Ed. Laterza 2024
I gravi problemi degli impianti ad energia solare nel Lazio
In Italia gli incentivi del PNRR per gli impianti agrovoltaici e fotovoltaici su terreni agricoli con l’accesso a contributi a fondo perduto stanno provocando la trasformazione di vasti territori, in particolare nel Lazio, dove la Regione non ha ancora individuato le aree idonee e non idonee, un ritardo che danneggia le zone tutelate, le campagne e gli agricoltori.
Nella Regione Lazio la produzione di energia solare fotovoltaica è in continuo aumento e per il timore di un sovraccarico eccessivo della rete che possa portare ad un improvviso blackout come in Spagna e Portogallo Terna invita le società a limitare l’immissione soprattutto nel fine settimana, quando i consumi sono ridotti.
Sebbene la legislazione nazionale, in particolare il Dgls 199/21, al fine di contemperare i diversi interessi pubblici e privati, dia chiare indicazioni su quali aree non si possano dichiarare idonee, constatiamo che nei
Comuni di Colleferro, Genazzano, Paliano e Anagni sono in fase di autorizzazione diversi progetti di grandi dimensioni che impattano sulla fascia di rispetto del Monumento Naturale Selva di Paliano e Mola di Piscoli, stabilita dal Dlgs citato sopra i 500 m.
Appare in evidente contrasto con i principi di buona amministrazione il fatto che tale vincolo risulta assente dalla documentazione fornita nel corso del procedimento di autorizzazione alla costruzione dell’impianto e non venga neppure menzionato dall’Autorità regionale competente.
Ricordiamo che una recente sentenza del T.A.R. dell’Emilia-Romagna (Sentenza N. 00005/2025 REG.PROV.COLL.) stabilisce la preminenza della norma di tutela anche per aree che risultino idonee in base ad altra normativa. Tale sentenza è in linea con una precedente deliberazione del Consiglio di Stato (Sez. IV, n. 8491/2024) sulla non necessaria prevalenza dell’interesse produttivo di energia rispetto a quello culturale-paesaggistico, che è un interesse sancito dalla Costituzione.
I nuovi campi fotovoltaici, che si aggiungono a quelli già esistenti in quest’area, sono progettati su terreni agricoli, la cui vocazione agroecologica è stata incentivata dalla costituzione del biodistretto “Terre dei Colonna: Genazzano-Paliano”. Come strumento di sviluppo delle realtà economiche locali per la protezione di prodotti DOP e DOCG, il biodistretto è stato riconosciuto dalla stessa Regione Lazio e tenuto a battesimo dal Sindaco Alfieri. Due istituzioni pubbliche che dovrebbero essere in prima linea nella difesa della comunità locale nel rivendicare la peculiarità di un’area protetta minacciata da mega impianti fotovoltaici e agrovoltaici. Il Comune di Paliano ha chiesto al Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica (Mase) ed alla Regione una moratoria, comprendente anche i biodigestori, per bloccare l’assalto selvaggio ai terreni agricoli produttivi.
Si sta facendo strada però l’idea che l’Amministrazione abbia abbandonato la moratoria (forse non l’ha mai sostenuta con convinzione) e che abbia ceduto alle proteste dell’opposizione consiliare e dell’opinione pubblica, perché a tutt’oggi non è entrata in vigore.
Dopo la campagna mediatica, la cittadinanza non ha ricevuto informazioni neanche sulla richiesta di audizione presso la competente Commissione regionale, che risale al dicembre 2024, e tanto meno sul tanto temuto progetto agrovoltaico in località Colle Rampo, adiacente al parco La Selva, di circa 35 ettari, presentato a gennaio 2025.
Il silenzio politico della maggioranza consiliare e la mancanza di trasparenza rendono queste trasformazioni del territorio, il consumo di suolo, l’impatto ambientale ed economico, su cui saremo in tanti ad opporci, ancora più sofferte rispetto alle aspettative di conservazione e rispetto del paesaggio come bene della collettività.
Ina Camilli, Rappresentante Comitato residenti Colleferro
Foto di repertorio