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“Riciclo totale”, alla Camera un emendamento per avviare a riciclo il CdR ed evitare la costruzione di nuovi inceneritori

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Dopo la paventata decisione della Regione Lazio di non dar seguito alla proposta di Revamping avanzata per gli inceneritori di Colleferro, arriva una soluzione già presentata al Senato in Commissione Bilancio dalla dottoressa Margherita Bologna sul Riciclo Totale dei Rifiuti, con la conseguente eliminazione degli otto nuovi inceneritori previsti dall’art. 35 dello Sblocca Italia. Di seguito la proposta spiegata nel dettaglio

“Una strategia di gestione dei rifiuti finalizzata ad accrescere o anticipare gli obiettivi posti dalla Commissione Europea al 2030. La mia proposta di gestione dei rifiuti, denominata Riciclo Totale, consente di incrementare o anticipare gli obiettivi di riciclo del 65% previsti per il 2030 dalla bozza della Commissione Europea sulla economia circolare perché è attuabile da tutti gli stati membri.

Si basa sull’assemblaggio di otto moderni impianti che selezionano le diverse tipologie di rifiuti mediante tecnologie dedicate o di trattamento meccanico-biologico che consentono di eliminare il conferimento dei materiali riciclabili in discarica e di evitare la costruzione di nuovi inceneritori per trattare i rifiuti indifferenziati. Con queste tecnologie è possibile massimizzare il recupero dei materiali postconsumo chiudendo il ciclo senza ricorrere all’incenerimento e rispettando pienamente la GERARCHIA stabilita dalla Direttiva 98/2008 del Parlamento Europeo e dal Dlgs. 3 dicembre 2010 n. 250 (art. 4 commi 1, 2 e 6) che stabiliscono un «ordine di priorità» nel quale il riciclo dovrebbe essere preferito alla valorizzazione energetica, in quanto rappresenta la migliore opzione ambientale.

RIFIUTI URBANI

Tecnologie proposte:

• impianto di impianto di produzione di biogas per digestione anaerobica della frazione organica insieme a compost di qualità.
• impianto di selezione meccanica con lettori ottici del rifiuto secco con recupero di ogni tipologia di plastiche comprese quelle eterogenee (plasmix).
• impianto di separazione dei rifiuti che provengono dallo spazzamento delle strade.
• Impianto di selezione delle componenti dei materassi.
• impianto di igienizzazione e separazione componenti dei pannolini usa e getta.
• impianto di trattamento dei rifiuti indifferenziati mediante vapore pressurizzato, oppure
• impianto di trattamento meccanico-biologico spinto dei rifiuti indifferenziati.
• impianti che trattano i materiali residui selezionando altri materiali utilizzabili per sottofondi stradali o per realizzare nuovi prodotti plastici.

VANTAGGI ENERGETICI ED AMBIENTALI

Il risparmio energetico ed i vantaggi ambientali ottenuti con le tecnologie idonee per trattare ciascuna tipologia di rifiuto proveniente dalla raccolta differenziata e dal riciclo dei rifiuti indifferenziati sono considerevoli. Infatti la selezione finalizzata al recupero di materia riduce notevolmente l’estrazione di materie prime e consente di risparmiare l’acqua e l’energia necessaria per trasformare le materie prime in prodotti finiti, con benefici indubbi per la bilancia dei pagamenti di ogni singolo stato. Oltre all’energia risparmiata, va considerata quella prodotta mediante la digestione anaerobica dei rifiuti organici. I vantaggi di questo processo sono duplici: la produzione di biogas e di compost di qualità, indispensabile per restituire la sostanza organica necessaria 2 ai terreni resi sterili da pratiche di concimazione chimica spinta.

Da studi fatti risulta che in Italia il 27% del suolo agricolo italiano è prossimo a desertificazione. Un ritorno alla pratica di concimazione organica su vasta scala comporterebbe molteplici benefici, sia sotto il profilo ambientale che economico perché verrebbe restituita al terreno la quantità di sostanza organica necessaria per la conservazione delle sue proprietà indispensabili per la crescita equilibrata delle piante, per contenere l’erosione dei suoli e la necessità di irrigazioni frequenti. Inoltre si ridurrebbe la produzione di fertilizzanti di sintesi con notevoli risparmi energetici risultanti da processi altamente energivori, con conseguenti risparmi economici e di emissioni di CO2. Se da una parte cerchiamo tecnologie per sequestrare la CO2 dall’altra dimentichiamo troppo spesso la grande capacità dei terreni coltivati di immagazzinare il carbonio.

IL RICICLO DEI RIFIUTI INDIFFERENZIATI NON E’ PIU’ UN PROBLEMA

Per quanto un’Amministrazione possa essere virtuosa nel praticare la raccolta differenziata rimane sempre un quantitativo di materiali indifferenziati inviati all’incenerimento o in discarica. Questi materiali oggi possono essere trattati in due differenti tipi di impianti. Uno è un impianto di trattamento meccanico-biologico che seleziona in modo accurato i rifiuti indifferenziati e facilita la crescita della raccolta differenziata. In coda a questo impianto ho aggiunto due nuove tecnologie per trasformare gli scarti di processo in materiali riciclabili. L’altro impianto è un grosso cilindro pressurizzato che tratta i rifiuti a ciclo continuo mediante vapore a 160°. Dopo il passaggio in autoclave ed una separazione fatta con apposite macchine selezionatrici, i materiali ferrosi, l’alluminio e le plastiche escono puliti e pronti per essere avviati al riciclo. La carta e i rifiuti organici sono trasformati in una fibra che può essere utilizzata in vari processi, tra i quali la produzione di etanolo.

LA GESTIONE TEMPORANEA DEGLI SCARTI

Gli scarti non riciclabili che residuano dai vari processi, di solito sono trasformati in CSS (Combustibile Solido Secondario) e bruciati nei cementifici. Oggi le plastiche eterogenee provenienti dal rifiuto secco residuo della raccolta differenziata, dal residuo fine nastro degli impianti di selezione delle plastiche e dal sopravaglio degli impianti di trattamento meccanico biologico (tmb) possono essere recuperate e trasformate in nuovi materiali ad un prezzo conveniente.

Per quanto riguarda il sottovaglio prodotto dai tmb le tecnologie a disposizione sono due. La prima consente di estrarre l’organico dalle altre componenti per avviarlo alla digestione anaerobica. Le plastiche eterogenee che costituiscono lo scarto rimanente dopo l’estrazione dell’organico sono anch’esse riciclabili. La seconda soluzione è un brevetto internazionale di una municipalizzata italiana che mescola a freddo la frazione organica stabilizzata (FOS) e gli inerti del sottovaglio con la pozzolana, ottenendo un prodotto chiamato Mineralized Biomass utilizzato per produrre ecoasfalto. Le tecnologie descritte per il trattamento delle quantità di rifiuto residuo sono molto più sostenibili delle discariche e degli inceneritori. A questo proposito occorre sottolineare che la Direttiva Europea 2008/98 CE all’articolo 4 punto d, prevede il recupero di energia senza vincolarla ad una tecnologia specifica.

LA RIPROGETTAZIONE DEI MATERIALI PER ELIMININARE IL CDR

Ma per ridurre sia i rifiuti non riciclabili che la presenza di sostanze nocive, la Direttiva Quadro 2008/98CE prevede la riprogettazione ecologica dei materiali (Ecodesign). La progettazione dei materiali deve facilitare l’utilizzo efficiente delle risorse durante l’intero ciclo di vita comprendendo la riparazione, il riutilizzo, lo smontaggio e il riciclaggio. Se si vuole dissociare la crescita economica dalla produzione di rifiuti, occorre concentrare l’attenzione alla fase del design perché è in quel momento che si determinano i costi economici di un prodotto inclusi quelli del suo recupero finale o smaltimento.

Uno strumento utile a questo scopo è “l’analisi del ciclo di vita” (LCA) cioè la valutazione di tutti gli impatti ambientali associati alla produzione di beni a partire dalla fase di estrazione delle materie prime fino all’esaurimento della funzione per cui sono stati ideati. Pertanto, prima ancora di decidere come trattare i materiali postutilizzo è necessario creare comportamenti sostenibili nelle scelte di produzione sviluppando una “politica del prodotto” conformemente alle sollecitazioni che provengono dall’Unione Europea. Il sistema industriale, in definitiva, deve prendere a modello la natura indirizzandosi verso la produzione di oggetti e beni che a fine vita possano essere riciclati e riutilizzati o assorbiti dall’ambiente. Pertanto i processi industriali devono trasformarsi da sistemi lineari aperti in sistemi chiusi in cui i sottoprodotti di un’azienda diventano input della fase produttiva successiva (simbiosi industriale).

CONCLUSIONI

Gli impianti proposti a titolo esemplificativo, consentono di chiudere il ciclo eliminando discariche e inceneritori e i relativi costi delle esternalità connesse con l’impatto ambientale e le emissioni inquinanti, dannosi sia per la salute che per il clima. Inoltre consentono di recuperare molti materiali, risparmiando o producendo energia. I posti di lavoro che si creerebbero nella filiera del riciclo sarebbero numerosi. Per di più, essendo tecnologie che operano in prevalenza a freddo, godrebbero di una maggiore accettabilità sociale. Se quindi da un lato è importante prevenire la produzione dei rifiuti facendo più attenzione alla progettazione dei materiali, dall’altro non possiamo non prendere in considerazione il fatto che fin da ora a tutti gli stati membri è data la possibilità di utilizzare le moderne tecnologie per riciclare maggiori quantitativi di rifiuti sia differenziati che indifferenziati. Per questo motivo l’Europa può darsi per il 2030 un obiettivo maggiormente performante senza timore di essere tacciata di mancanza di realismo. Dott.ssa Margherita Bologna (esperta tmb) margheritabologna@libero.it

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