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Italia, lavoro e giovani: tre parole distantissime tra loro

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Ogni Governo che si succede tenta di fare politiche lavorative in favore dei giovani con risultati più o meno buoni. Senza entrare nel merito politico, analizziamo alcune delle ultime azioni di politiche attive per verificare l’incidenza sul lavoro giovanile in Italia.

Partiamo da Garanzia Giovani. Senza dubbio, una buona occasione quella importata dalla Finlandia. Soltanto che è stata sfruttata a metà. Questo perché sono stati numerosi gli incentivi per le aziende, e senz’altro a loro è stato concesso di formare giovani e avere stagisti senza costi aggiuntivi (se non quelli assicurativi, comunque minimi). Il problema è che c’è stato un eccesso di Garanzia Giovani. Sebbene alcune aziende (quelle economicamente più sane) lo abbiano utilizzato per conoscere il giovane, imparare a fidarsi di lui, formarlo e poi inserirlo in azienda, non tutte sono state lungimiranti. Molte hanno sfruttato giovani e le opportunità offerte dallo Stato, senza formarli realmente o talvolta essendo vaghi sulle possibilità di proseguimento lavorativo all’interno dello staff; possibilità che poi erano già dall’inizio prossime allo zero.  Il programma poi è stato studiato solo per supportare i giovani che non studiano né lavorano penalizzando chi anche se studiava necessitava di un lavoro (anche per pagarsi gli studi) e soprattutto chi aveva superato i 30 anni. A questo punto, direte, è stato fatto qualcosa per chi ha più di trent’anni? Nì.

La ricollocazione è stata una chance per pochi e che comunque lasciava fuori gli inoccupati, ovvero quei 30enni che hanno sempre lavorato in nero o con contratti di stage o a progetto. Recentemente poi è stato introdotto il contratto di collocazione e ricollocazione. Una buona notizia? Forse.
Infatti, le parole ingannano: non c’è nessun contratto che aiuti il giovane a trovare lavoro, bensì sussistono dei benefici economici agli enti scelti dagli inoccupati in fase di stipula per far sì che li orientino al meglio e li rendano più facilmente occupabili. Questo è un inganno dialettico e inoltre non è un aiuto concreto. Nel 2015, in Finlandia, hanno istituito una serie di centri di orientamento per i giovani per migliorare la collocabilità degli inoccupati: una buona iniziativa, ma che dovrebbe essere affiancata da politiche attive concrete anche per chi non può usufruire di Garanzia Giovani. Altro bando è Torno Subito.

Torno Subito è l’ideale per i giovani che hanno terminato gli studi e vogliono continuare a formarsi recandosi fuori dalla Regione di provenienza per poi tornare con uno stage che possa permettergli di mettere in pratica quanto appreso. Peccato che sia poca l’assistenza per trovare lo stage giusto e l’ente adatto a migliorare la propria formazione. Insomma, una buona idea per non far fuggire i cervelli, ma anche qui non sfruttata del tutto.

Dunque, le idee ci sono state. Qualcosa è stato fatto. Il problema è che non è stato fatto al meglio. La disoccupazione giovanile è calata grazie a politiche poco lungimiranti che hanno mirato più a “dopare” i dati statistici anziché aiutare realmente i giovani a formarsi ed entrare nel mondo del lavoro da protagonisti. E’ stato più un aiuto alle aziende (basti pensare all’eliminazione dell’articolo 18) che ai ragazzi. Ci sono comunque buone notizie: il fatto che abbiano avuto un’opportunità per fare formazione retribuita dalla Regione e avere la possibilità di fare uno stage retribuito e a costo zero per il datore. Inoltre, i corsi di formazione per renderli occupabili. Il problema è che non è stato fatto nulla di concreto per incentivare realmente le aziende a investire su un giovane e soprattutto si è puntato troppo sulle fasce agevolate. Infatti, i giovani fino a 30 anni possono già godere del contratto di apprendistato e, a livello teorico, possono contare sul sussidio dei genitori. Si dovrebbe fare molto di più per le persone dai 30 anni in su, che ogni qual volta si recavano nei centri per l’impiego o in quelli interinali erano soliti sentirsi dire che le aziende cercavano solo personale tramite Garanzia Giovani per non doverlo pagare. Insomma, è ora che si faccia realmente qualcosa di concreto. Italia, lavoro e giovani continuano a essere tre parole distantissime tra loro.

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