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La Conferenza Unificata raggiunge l’intesa sul riordine del settore del gioco d’azzardo in Italia. Quali conseguenze per l’economia laziale?

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gioco d'azzardo italia

Il 7 settembre scorso si è tenuta la Conferenza Unificata Stato, Regioni ed Enti locali durante la quale è stata siglata l’Intesa sul riordino del settore del gioco pubblico nel nostro paese come previsto dalla legge di Stabilità 2016.  Tra i temi toccati nelle varie discussioni si inserisce quello sui casinò: le disposizioni ad essi riferite rappresentano una grande importanza per il settore, ma sono tuttavia rimaste invariate nelle varie bozze proposte dal governo.

Una delle questioni che ha suscitato diverse polemiche fa riferimento alla misura volta alla revisione delle normative che regolano il gioco legale in Italia, con l’obiettivo di “ripristinare il settore e la distribuzione razionale sul territorio del paese, anche per sostenere la scelta di ridurre la frammentazione dell’attuale diffusione”. La revisione, di cui dovrebbe occuparsi il Ministero degli Interni in collaborazione con gli Enti Locali, richiede un’attenta analisi dell’attuale normativa e delle possibilità di risanamento del settore dei casinò.

Stefano Zapponini, Presidente di Sistema Gioco Italia, ha dichiarato che l’accordo non raggiunge gli scopi prefissi, tra i quali rientrano la tutela degli investimenti industriali, della salute, dell’ordine pubblico e la gestione del gioco legale, temi che riguardano direttamente la regione Lazio in quanto una delle aree chiave per il fatturato e la filiera dell’intero settore dei Giochi. Zapponini ritiene che l’intesa favorisce l’espulsione del gioco lecito aggiungendo che “è stato fatto un grave e inspiegabile passo indietro”, poiché l’accordo non farà altro che accentuare la disomogeneità normativa dei territori. “Così si andrà contro la proporzionale e equilibrata distribuzione del gioco lecito e verrà determinato uno scenario più incerto e contraddittorio, insostenibile per gli operatori”.

Il presidente di SAPAR (Servizi Apparecchi per le Pubbliche Attrazioni Ricreative) Raffaele Curcio ha commentato la notizia sostenendo che “nell’accordo non è stata prestata abbastanza attenzione alle società di gestione operanti sul territorio e ai loro livelli di occupazione”. Secondo Curcio le conseguenze si rifletteranno sulle economie locali e sui posti di lavoro, “poiché la riduzione dell’offerta e gli ultimi aumenti di tassazione, sono stati applicati solo a un segmento di gioco omettendo tutto il resto”.

Il presidente si è riferito in particolare al segmento online, sostenendo “che esistono diverse altre offerte, comprese quelle online, a cui il giocatore problematico si possa dedicare. La sola riduzione degli apparecchi da gioco favorirà alcune lobby e distruggerà aziende, attività commerciali e posti di lavoro e porterà alla riduzione delle entrate dello Stato”.

Il sottosegretario dell’Economia Pier Paolo Baretta ha dichiarato che uno dei punti fermi dell’intesa è stata la salvaguardia degli investimenti esterni. Secondo Baretta spetterà ai Comuni e alle Regioni adottare criteri volti a garantire un’equilibrata distribuzione dei punti di gioco, e in base a quanto previsto dalla legge di Stabilità 2016, realizzare la riduzione dei punti di vendita regolata e qualificata. “L’azione governativa si è ispirata ad una maggiore tutela della salute dei cittadini, così come della certezza delle regole condivise. A tale scopo, in collaborazione con le autorità locali, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, gli operatori qualificati e le associazioni continueranno a lavorare per un’applicazione coerente dell’accordo”, ha concluso.

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