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Associazione Antonio Lollobrigida contro Zingaretti: “Terapia intensiva? Per la Regione è solo un refuso: chiarisca la Procura”

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formia chiusura parchi giardini pubblici

Riceviamo e pubblichiamo:

Una delegazione dell’Associazione il 31/05/2017 è stata ricevuta dal presidente della Regione, Nicola Zingaretti, dal responsabile segreteria della cabina di regia della Sanità, Egidio Schiavetti, dal direttore del Dipartimento Salute, Vincenzo Panella, e dal direttore generale dell’Asl Rm 5, Vitaliano De Salazar. A loro è stata consegnata la lettera aperta sui problemi dell’Ospedale di Subiaco, a partire dalla richiesta di spiegazioni sulla questione sollevata il 17/05/2017 nel corso dell’inaugurazione dei rinnovati locali di Chirurgia (riaperti solo 2 settimane dopo il taglio del nastro e con soli 3 chirurghi in organico), quando il presidente Zingaretti ha inveito contro il cronista del quotidiano “Il Tempo” per la domanda sul mancato mantenimento dei letti di Terapia intensiva. Abbiamo, quindi, riproposto quella domanda, chiedendo di adempiere, anche se con 2 anni di ritardo, a quel mantenimento disatteso nel maggio 2015 con la chiusura del reparto di Terapia intensiva, per ripristinare finalmente quei letti salva-vita, fondamentali anche per la riacquisizione della classificazione di “ospedale sede di Pronto Soccorso”. Però il responsabile segreteria della cabina di regia della Sanità ha risposto che, quello sulla Terapia Intensiva, è solo “un semplice refuso” nel testo. Il termine “refuṡo” [dal latino refusus, participio passato di refundĕre «riversare»] per l’enciclopedia Treccani significa “errore di composizione o di stampa prodotto dallo scambio o dallo spostamento di una o due lettere, o da errore del tastierista o da difetto meccanico”.

Una cosa ben diversa, però, dalla seguente frase di senso compiuto riportata in questi 3 decreti ufficiali:

  • Pagina 95 del Decreto del Commissario ad Acta n.U00190 del 26 Maggio 2016 – Piano Decennale in Materia di Edilizia Sanitaria: “Il PO di Subiaco si configura come Presidio Ospedaliero in zona particolarmente disagiata, status che comporta il mantenimento delle funzioni di Pronto Soccorso e dei letti di terapia intensiva”;
  • Indicazione ribadita, poi, a pagina 101 del Decreto del Commissario ad Acta n.U00314 del 12 ottobre 2016 (Rettifica del DCA U00190 del 26/05/2016). Approvazione del Programma Regionale di Investimenti in Edilizia Sanitaria, Terza Fase Importo complessivo pari a € 264.441.089”.
  • Affermazione reiterata nell’Allegato 1.R del “Documento Programmatico del Servizio Sanitario Regionale 2016 – 2018”, a pagina 101 dell’atto inviato al Ministero della Salute il 4/05/2017.

Oltre ad essere una incontrovertibile frase di senso compiuto (altro che “refuso” di poche lettere), in quel testo la Regione sancisce anche un principio, di cui l’associazione chiede la conseguente applicazione.

Perché, indicando che “Il PO di Subiaco si configura come Presidio Ospedaliero in zona particolarmente disagiata”, la Regione in quel testo afferma inequivocabilmente come sia proprio l’attribuzione di questo “status che comporta il mantenimento delle funzioni di Pronto Soccorso e dei letti di terapia intensiva”.

E allora, come può la Regione, ora che è stata colta in contraddizione (non una, ma per ben 3 volte),  minimizzare a “semplice refuso” quella che è, al contrario, l’inadempienza del dettato di 3 successivi suoi decreti, emanati e confermati a distanza di un anno? Sì, perché, il primo decreto 190, risalente al Maggio 2016, è stato confermato integralmente nel successivo decreto 314, pubblicato nell’ottobre 2016 proprio a “Rettifica del Decreto 190 del 26/05/2016”, senza però rettificare nemmeno una virgola del testo relativo all’Ospedale di Subiaco. Testo poi ribadito integralmente nell’Allegato 1.R inviato al Ministero della Salute il 4 maggio scorso, quando è scoppiato il caso. L’associazione chiede, quindi, alle autorità competenti di accertare se si tratta di un “semplice refuso” o di un falso in atto pubblico perché, contrariamente a quanto decretato per ben 3 volte in un anno e senza correzioni di sorta, il dichiarato “mantenimento dei letti di terapia intensiva” non è stato assicurato. La Regione, infatti, nel maggio 2015 ha chiuso i 4 posti letto di Terapia Intensiva, poi riaperti all’ospedale di Colleferro, dove sono stati acquistati quasi tutti macchinari nuovi, con una spesa di un milione di €. Una chiusura effettuata nonostante la carenza riconosciuta dalla Regione (“Nella macroarea 1 risulta il minor numero di posti letto: complessivi 86 per un milione e mezzo di residenti”) e ribadita dall’Asl Rm 5 (“Le 2 Rianimazioni riescono con difficoltà a servire gli Ospedali dove sono collocate fisicamente e certo non riescono a soddisfare le esigenze dell’intero territorio”).                                                                                                                                                    â

Ma, quella sulla Terapia Intensiva, non è la sola bugia scritta dalla Regione che, nel comunicato stampa del 18/05/2017, ne ha collezionate ben 6. Eccole:

1° bugia: “Prima erano previsti solo 14 posti letto per la chirurgia”. Falso: fino al 2015 ne erano attivi 18.

2° bugia:  Nell’aprile 2016 annunciò “assunzioni di 2 medici per Lungodegenza; 1 chirurgo; 1 medico d’urgenza per il PS e 5 anestesisti”. Ancora non arrivano e, dopo 14 mesi, ora la Regione ridimensiona l’annuncio e scrive di soli “2 medici di medicina generale, 1 medico anestesista e 5 oss”.

3° bugia: “Intervento sul Pronto Soccorso e Area dell’emergenza a partire dal 1 ottobre 2016 con la realizzazione di 2 posti di sala rossa per l’attività di rianimazione”. Otto mesi dopo, il cantiere ancora non parte, mentre ora la Regione scrive che “è stato già avviato il progetto anche per la riqualificazione del Pronto Soccorso”.

4° bugia: “Attivazione della elisuperficie entro il 31 dicembre 2015” scrisse nel decreto 368 del 2014. Ma, un anno e mezzo dopo quel termine perentorio decretato dalla Regione, la piazzola ancora non c’è (il Comune di Subiaco il 15/10/2015 scrisse che era in “fase concreta propedeutica alla realizzazione”):

5° bugia: La Regione ora scrive di “30 posti letto di medicina generale cui abbiamo aggiunto 10 nuovi posti del  reparto di lungodegenza”. Ma Medicina, però, dispone di soli 20 posti letto: 32 li ha avuti fino al 2015 dopo che il Decreto 368 ha ridotto del 47% i posti letto per acuti, passati dagli originari 76 a 40. E, tra i 40 letti, quelli ordinari sono soltanto 30, quindi più che dimezzati (-55%) rispetto ai 62 di cui l’ospedale ha usufruito fino ai tagli inferti a partire dal Febbraio 2015 con la chiusura di Psichiatria (12 letti in meno), proseguiti poi con l’espianto della Terapia Intensiva (-4 posti) e la semi-amputazione di Chirurgia (-8 posti: da 18 a 10) e Medicina (-12 posti: da 32 a 20). Mentre i 10 letti di Lungodegenza non sono per malati acuti.

6° bugia: la Regione arriva a spacciare per un nuovo reparto ospedaliero per malati acuti addirittura quella che è, al contrario, una distinta (e distante, o almeno dovrebbe esserlo) Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems): “800 mila euro per la nuova Rems: 40 posti letto con un reparto completamente riqualificato. I lavori sono già iniziati per i locali di degenza, i servizi e per l’area esterna”.

I lavori per la Rems sono gli unici in corso, sottraendo però spazi proprio ai servizi ospedalieri, come la Fisioterapia (costretta a traslocare per far posto al 2° Modulo Rems: ha sospeso tutti gli appuntamenti in attesa dei nuovi locali) e la Cardiologia, con un solo medico in servizio al pari dell’ambulatorio ortopedico. I “Programmi Operativi 2016-18” indicano che “Le sedi definitive delle REMS trovano allocazione nella ASL FR (Ceccano, 40 p.l.), ASL RM5 (Ospedale Angelucci di Subiaco – 40 p.l.) e ASL Rieti (11 p.l.)” con la seguente “Tempistica: Luglio 2017”. L’associazione chiede alla Regione i motivi di questa disparità (a Subiaco e Ceccano ben 2 moduli da 40 letti e a Rieti neanche uno intero da 20). In aperto contrasto, peraltro, con la “2° Relazione Semestrale sulle attività svolte dal Commissario del Governo per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari”, Franco Corleone, contrario alla “presenza di due moduli da 20 posti: il Commissario ha fatto presente i suoi dubbi su questa soluzione, dal punto di vista edilizio e del modello terapeutico che prefigura poiché, tendenzialmente, la sua preferenza è per una scelta verso modelli di strutture di accoglienza più piccole”. La Rems di Subiaco è l’unica realizzata all’interno di un ospedale, in contrasto con la relazione del commissario (“le REMS dovranno essere architettonicamente e strutturalmente adeguate alla loro funzione e natura che è quella di una comunità e nemmeno lontanamente di un ospedale o di un carcere”). Il commissario ha anche aggiunto: “La capitale produce sicuramente un numero elevato di presenze di pazienti e stupisce notare che a Roma non sia prevista neppure una REMS”. Nel 1° decreto del 2013 erano, in realtà, previste 2 Rems a Roma, poi però sostituite nel 2° decreto (che confermò solo Subiaco), col quale si aumentarono sia le strutture (da 3 a 5, di cui 2 provvisorie) che i costi (da 17 milioni e 705 mila a 20 milioni e 831 mila).

L’associazione chiede al Ministero di riesaminare il progetto della Rems e, conseguentemente, chiede alla Regione di bloccare la realizzazione del secondo modulo Rems per restituire gli spazi sottratti finora ai servizi sanitari per acuti della Valle dell’Aniene, ridotti a un quarto rispetto agli standard regionali.

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