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Castelli Romani, prelievi forzosi da parte di Acea per la depurazione di fogne inesistenti. Equi Diritti: “Metodi che ricordano l’imposizione di tangenti”

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Il sistema va avanti da anni, non così però nei paesi dei castelli romani che avevano avuto la fortuna di essere serviti dal Consorzio Acquedotto Doganella, che rimane attualmente l’unico vero titolare della concessione di sfruttamento delle acque.

Con il passaggio della gestione ad ACEA ATO 2, I cittadini dei Castelli Romani hanno visto impennarsi paurosamente i costi delle utenze idriche, in parte per i diversi costi di gestione del nuovo gestore, in parte a causa di un vero e proprio “giallo”. Infatti agli utenti vengono addebitati I costi di manutenzione e depurazione dell”impianto fognario: peccato che migliaia di utenze dell”area castellana, non risultino allacciate in fogna.

“In verità un modo per evitare di pagare questi costi, che spesso arrivano a superare il valore dell’acqua effettivamente consumata, ci sarebbe”, Spiega Cristina Milani, presidente del Comitato Equi Diritti. “Bisognerebbe di volta in volta – aggiunge – spedire all’ACEA le fatture rilasciate dalle ditte, che si occupano dello svuotamento delle fosse biologiche ed è proprio che noi contestiamo: non crediamo che un azienda privata possa arrogarsi il diritto e le funzioni di controllo, spettanti a ben altri organi competenti.

Non solo, anche laddove si potesse ipotizzare una funzione di Polizia Ambientale in favore di ACEA, non è certo pagando alla stessa importi non dovuti, che mettendosi al riparo da ulteriori controlli, si tutela la salubrità delle nostre falde acquifere. In questo senso, il pagamento di somme non dovute, somiglierebbe pericolosamente al pagamento di una vera e propria tangente”, concludono dal Comitato.

Nella stessa nota, Equi Diritti annuncia come a breve sul tema, oltre a presentare un dettagliato esposto all’ANAC, inoltrerà una lettera aperta ai Sindaci dell”area Castellana, affinchè nella loro funzione di UFFICIALI DI GOVERNO, affrontino definitivamente la questione. Gli importi non dovuti, impoverirebbero infatti le famiglie coinvolte (arricchendo al contempo I bilanci di un azienda privata), di circa 400 euro l’anno, per ogni singola utenza.