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Gioco d’azzardo, il punto sulla ‘confusa’ situazione legislativa in Italia

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La riforma sul gioco d’azzardo rimane una chimera, almeno in Italia. Le diverse promesse di trovare una legislazione univoca per tutte le regioni italiane sono finora rimaste infondate, rimandando da un governo all’altro il compito di portare chiarezza al settore gambling. Di sicuro esistono questioni che meritano maggiore attenzione, ma l’impressione è che l’argomento scommesse non sia poi così comodo al Campidoglio. In fondo mettere mano a una macchina da 94 miliardi di euro all’anno, di cui circa 3 finiscono nelle casse dell’Erario, può essere un autogol per le casse dello Stato.

La Legge di Stabilità 2017 ha cambiato qualcosa per non cambiare niente. “Un aspetto importante e di cui non si può non tenere conto è il continuo mutare e cambiare della normativa locale. Ciò non fa altro che aumentare la confusione e la complessità della situazione”, si legge in un editoriale curato dal blog settoriale Gaming Report. I pochi provvedimenti attuati o riguardano solo la gestione degli appalti (come per il Superenalotto) o sono stati rimandati al 2018, prendendo ulteriore tempo. Intanto però le realtà locali non riescono più a sostenere la pressione di chi desidera maggiore libertà nel gioco. In uno Stato in cui non vige una legge che ponga tutti gli esercenti sullo stesso piano, un comune che limita gli orari dei mini-casinò ha come unico risultato favorire gli affari delle cittadine limitrofe. Non per niente le grandi città stanno evitando come la pesta le rivoluzioni sui giochi, che porterebbero solo contenziosi e mancanza di guadagni. Almeno fino a quando continuerà a regnare l’assenza di indicazioni dal governo centrale.

Chi invece ha provato a farsi portavoce del desiderio dei cittadini “no slot” ha dovuto subire una serie di sconfitte. Il comune di Firenze è stato il primo tra le grandi città a emettere un’ordinanza tramite il proprio sindaco, ma proprio negli ultimi giorni il Tar della Toscana ha accolto il ricorso degli esercenti. Non verranno quindi applicate le limitazioni orarie per l’esercizio di attività legate al gioco d’azzardo. Una beffa non da poco per il capoluogo, che aveva intrapreso con audacia la battaglia alla ludopatia. Non è andata molto meglio a Bergamo, dove il regolamento sulle lotterie istantanee è stato modificato per poter escludere dai nuovi provvedimenti “Gratta e Vinci” e “10 e Lotto”, non a caso due delle categorie più remunerative nelle lotterie. Novità simili si attendono in Emilia-Romagna, in cui il divieto di tutti i giochi verrà affievolito e poi annullato prima di entrare davvero in vigore.

Gli esempi contrari sono minori, la resistenza si fa flebile con il passare del tempo. Ha provato a dare un segnale il comune di Parma, che insieme ad Ausl sta avviando un progetto contro il Gioco d’Azzardo Patologico. Sembra una goccia dell’oceano, ma se nella stessa Emilia-Romagna il problema viene riconosciuto per essere estirpato alla radice può essere una svolta importante. Adesso però un segnale deve arrivare dallo Stato, la cui posizione attendista sta portando al dietrofront degli enti locali.

Riformare il gioco per rimanere dalla parte di esercenti e giocatori è una mossa vitale per contrastare l’illegalità, che spera di approfittare dello stallo per rilanciarsi. Difficile tuttavia aspettarsi novità nelle prossime settimane. Sarà forse la fine della legislatura il momento giusto per arrivare al fatidico accordo. Soltanto l’ultima delle tante ipotesi avanzate per salvaguardare i molteplici interessi di Stato ed enti locali. Scommettiamo che si dovrà aspettare ancora?

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