Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Comitato residenti Colleferro.
La Redazione di Casilina News garantisce il diritto di replica a chiunque volesse controbattere.
Il comunicato stampa
Il 22.8.2025 abbiamo avuto notizia che il ricorso presentato al TAR del Lazio, sede di Roma, dall’Associazione Genitori di Artena, dal Comitato Residenti Colleferro, e da alcuni cittadini contro la Regione Lazio e la società Green Park Ambiente Srl è stato respinto.
I ricorrenti hanno contestato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rilasciata nel 2023, e la successiva Determinazione regionale di ottemperanza del 2024, chiedendone l’annullamento e la sospensione dell’esecutività. Per accelerare l’iter, i ricorrenti avevano anche presentato un’istanza di prelievo.
Il provvedimento impugnato autorizza la società a realizzare un nuovo impianto per la produzione di biometano da matrici organiche, nel Comune di Artena (RM), in località via Magnarozza, su un’ex area industriale dismessa, nelle campagne del Colubro, al confine tra Valmontone, Colleferro, Giulianello e Lariano.
Il progetto, avviato inizialmente nel 2015, prevede il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), per circa 173 tonnellate al giorno, per 333 giorni l’anno, per un totale complessivo di oltre 57 mila tonnellate annue. L’obiettivo dichiarato è la produzione combinata di circa 8.000 tonnellate annue tra compost e biometano.
La comunità locale si è opposta fin dall’inizio, mobilitandosi verso le Istituzioni locali e sollecitando quelle regionali al rispetto della legalità. Ancora oggi, anche a causa dell’ambiguo atteggiamento dell’Amministrazione comunale di Artena, il progetto continua a non trovare consenso sul territorio.
Nel giudizio al TAR si sono costituite sia l’Amministrazione regionale che la società proponente, eccependo il difetto di legittimazione attiva dei ricorrenti e l’improcedibilità del ricorso per mancata impugnazione della valutazione di impatto ambientale (VIA). Peraltro, il Tribunale ha riconosciuto la legittimazione a stare in giudizio dell’Associazione Genitori di Artena, del Comitato Residenti Colleferro e dei cittadini firmatari, in quanto portatori di interessi diffusi. Nessun intervento è stato invece presentato dal Comune di Artena.
Il Tribunale ha ritenuto che i ricorrenti avrebbero dovuto impugnare autonomamente la VIA, prima del rilascio dell’AIA, e non attendere l’approvazione di quest’ultima per agire. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato irricevibile per tardività, anche se presentato congiuntamente al provvedimento finale di AIA. Questo primo motivo di ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.
Nel corso dell’istruttoria, la Regione ha disposto una verifica di ottemperanza in sede di AIA, ma ha escluso alcune prescrizioni fondamentali: la bonifica del sito, la validazione delle analisi da parte di Arpa Lazio e la valutazione d’impatto sanitario (VIS). Nonostante tali omissioni, la verifica è stata ritenuta sufficiente e il relativo motivo di ricorso è stato giudicato infondato.
Anche i motivi aggiunti, che abbiamo presentato successivamente al ricorso, sono stati dichiarati inammissibili, sempre a causa della mancata impugnazione autonoma della VIA. Di fatto, la Determinazione regionale del 2024 ha sanato ex post quelli che, a nostro avviso, sono evidenti vizi istruttori e motivazionali, inficiando la validità complessiva sia della VIA che dell’AIA.
Alla luce dell’esito negativo del ricorso, i ricorrenti si riservano di valutare se l’omessa pronuncia e la carenza di motivazione sui motivi aggiunti possano costituire fondamento per un appello presso il Consiglio di Stato, impugnando la decisione del TAR.
E veniamo alla situazione di Paliano. Il 12.8.2025 il TAR del Lazio, sede di Latina, ha accolto favorevolmente il ricorso della società Ingegneria Sostenibile srl, titolare di un progetto di produzione di biometano da scarti di produzione agricola (impianto poi volturato a Retina Op Nove srl), della potenza di 500 smc/h (quantità oraria di gas), risalente al 2022, da ubicare nel territorio del Comune di Paliano.
L’impianto dovrebbe sorgere in località Contrada Colle Carcavella, in Via Casilina, al Km 56,00, in una zona compresa tra Amasona, Castellaccio e San Bartolomeo ad Anagni.
Il progetto era stato sottoposto, in ambito comunale, a procedura abilitativa semplificata (PAS), ammessa per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, ed era stata assentita dal Comune, al punto da venire ammesso agli incentivi pubblici erogati dal Gestore dei servizi energetici (GSE).
Il Comune, successivamente, aveva affermato l’illegittimità del suo atto, essendosi avveduto di una serie di vincoli non dichiarati dalla società, contestando la validità del titolo per l’inizio dei lavori e ritenendoli cantierabili solo dopo il completamento della PAS.
Nell’opposizione al progetto il Comune di Paliano veniva coadiuvato dall’intervento ad opponendum del Comitato Residenti Colleferro e da alcuni proprietari di terreni confinanti con il sedime di impianto, tutti legittimati a stare in giudizio per la tutela dei loro diritti.
L’opponendum ha altresì evidenziato l’illegittimità della PAS, ritenendola fondata su presunte dichiarazioni false e/o mendaci per molteplici motivi amministrativi e di sicurezza delle persone, ai fini delle misure antincendio.
A mero titolo di esempio è stato documentato che una particella di terreno risulta di proprietà di terzi e non è nella disponibilità della società, né è stato dato conto dell’esistenza, tra le altre particelle, di una strada privata interpoderale ad uso di tutti i proprietari della zona.
Uno dei due accessi all’impianto è stato progettato su terreni di terzi, a loro insaputa, e le strade di accesso all’impianto sono state falsamente dichiarate pubbliche. Alcune gravi dichiarazioni riguardano anche la costruzione e gestione dell’impianto, come aver omesso di rappresentare l’esistenza di un fabbricato in attività ad uso artigianale di terzi.
Numerose e dettagliate anomalie del progetto sono state relazionate in 5 perizie redatte da tecnici esperti ed incaricati dall’opponendum, come l’insufficienza della superficie – appena 2 ettari – che deve ospitare l’impianto, le criticità della morfologia e topografia del terreno, privo di idonea viabilità di accesso, di transito e parcheggio, la vicinanza delle abitazioni, che risulterebbero colpite da odori mefitici.
La società ha lamentato la mancata partecipazione del Comune all’iter amministrativo e ai rapporti che dovrebbero instaurarsi, ma la stessa società ha tenuto nascosto ai cittadini, ai proprietari ed abitanti limitrofi le sue reali intenzioni progettuali sull’impianto, oltre ad essere incorsa in un possibile abuso di terreni altrui.
Il Tribunale ha sostanzialmente accolto il ricorso della società e annullato gli atti impugnati dai ricorrenti, limitando il giudizio alla valutazione dell’errore dell’Amministrazione palianese, che ha omesso qualsiasi forma di contraddittorio procedimentale, senza tuttavia valutare le tante illegittimità evidenziate sia dal Comune, sia dall’opponendum. Pertanto, la PAS a favore della società è stata riattivata.
Sono in corso le opportune valutazioni per dare seguito alle possibilità insite nella sentenza, con riserva comunque di adire il Consiglio di Stato.
Spinti dai fondi pubblici del PNRR e dal decreto FER 2, biodigestori e impianti industriali a biometano crescono come “green”. I benefici vanno ai grandi operatori, certo non alle comunità locali, che si oppongono sempre più, allarmate dai rischi sanitari legati all’inquinamento: tumori, malattie respiratorie e cardiovascolari colpiscono chi vive e lavora nei territori coinvolti, già inseriti nel sito di interesse nazionale (SIN).
Questi impianti, previsti in zone agricole, sono spesso sovradimensionati e vicini alle abitazioni, che perdono qualsiasi valore commerciale, anche a causa dell’intensificarsi del traffico pesante, maleodori, rischio esplosioni e uso improprio del suolo.
A preoccupare c’è anche la scarsa trasparenza e partecipazione del pubblico ai procedimenti amministrativi e l’opacità dei capitali coinvolti. I Comuni, in molti casi, sembrano più attenti agli interessi dei proponenti che alla tutela della qualità della vita dei cittadini.
Le Istituzioni locali e regionali persistono in questa direzione noncuranti delle loro responsabilità, delle ricadute politiche e delle conseguenze che si misureranno in termini di consensi elettorali.
I Sindaci non si preoccupano nemmeno che i profitti delle energie rinnovabili siano reinvestiti nel territorio invece di essere trasferiti chissà dove, né promuovono una politica per dare vita ad un ecosistema economico locale più virtuoso, in modo che i benefici sociali della transizione energetica rimangano qui, anche attraverso il potenziamento delle reti e il sostegno a realtà come le Comunità energetiche rinnovabili (CER), se realizzate secondo il pensiero originario di strumento di democratizzazione della produzione di energia.
Ina Camilli, Rappresentante Comitato residenti Colleferro
Foto di repertorio