Cronaca

Segni, nasconde cocaina in casa e minaccia i poliziotti: denunciato. Una segnalazione per droga anche a Cave

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
Frosinone, botte e minacce ai genitori e al fratello: nei guai un 20enne

La costante azione di contrasto allo spaccio di stupefacenti sul territorio, voluta dal dirigente del Commissariato di Colleferro, Dott. Antonio Mazza, ha portato a nuovi risultati operativi. Le attività si sono concentrate tra Segni e il comune di Cave, portando a una denuncia per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale e segnalazione per uso personale di droga.

I controlli a Segni e Cave

Nel corso della giornata, la squadra Anticrimine del Commissariato di P.S. Colleferro ha effettuato due perquisizioni domiciliari. A seguito delle stesse, in una casa a Segni, è stata trovata e sequestrata una modica quantità di stupefacente di tipo cocaina. Il proprietario dell’abitazione è stato denunciato non solo per il possesso dello stupefacente, ma anche per resistenza e minaccia a Pubblico Ufficiale. Le sue generalità sono state trasmesse al Prefetto di Roma per l’avvio del procedimento amministrativo.

Parallelamente, nel comune di Cave, una Volante ha fermato e controllato alcuni soggetti. Uno di loro è stato trovato in possesso di una modica quantità di hashish. Per il giovane è scattata immediatamente la contestazione amministrativa prevista dall’art. 75 del D.P.R. 309/90 testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, che ha comportato anche il ritiro della patente di guida.

L’azione del Commissariato, descritta come una “mappatura capillare del territorio”, mira a individuare le aree a rischio e a intervenire in modo mirato, dimostrando l’efficacia di una strategia di prevenzione e repressione integrata che coinvolge tutti i comuni di competenza.

Foto di repertorio


Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.