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Invisibili, il nuovo film di Ambra Principato al cinema: la recensione

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“A volte, per essere visti davvero, bisogna prima imparare a guardare il dolore degli altri.”

Tra i tanti titoli dell’estate, c’è un film che si è creato il suo spazio silenziosamente, un film che non ha bisogno di urlare per farsi notare, ma al contrario, parla piano e arriva dove davvero conta: nel cuore.

È “Invisibili”, il nuovo lavoro di Ambra Principato, giovane regista e sceneggiatrice che, con sensibilità rara, firma un’opera intensa, delicata e profondamente umana.

Invisibili, il nuovo film di Ambra Principato: la recensione, senza spoiler

Ambientato in un paesino del Lazio, il film segue Tommy, un adolescente introverso che si trasferisce con il padre per stare vicino alla madre, ricoverata in una clinica della zona. In quel borgo apparentemente immobile, tra boschi e vecchie case, Tommy incontra Elise, una ragazza invisibile. Non è una metafora: Elise è un fantasma, un’eco gentile di qualcosa che è stato. Ma forse lo è anche Tommy, nel suo modo di esistere senza farsi notare.

“Invisibili” è un film sull’adolescenza, ma non su quella che grida o si ribella. È un racconto che non ha fretta, fatto di tempo sospeso, quiete e sguardi carichi di domande. Ambra Principato costruisce un mondo sospeso, dove la vita e la morte si parlano, e dove i sentimenti non hanno bisogno di essere spiegati a voce alta.

L’invisibilità diventa il simbolo di chi soffre in silenzio, di chi non viene ascoltato, di chi non riesce a chiedere aiuto. Tommy ed Elise non sono solo due adolescenti: sono due anime che, proprio nel loro dolore, si riconoscono.

Il cuore emotivo del film pulsa grazie a Justin Alexander Korovkin, che dona al personaggio di Tommy una sensibilità trattenuta, autentica. Ogni suo gesto, ogni esitazione, racconta più delle parole.

Al suo fianco, Sara Ciocca è perfetta nel ruolo di Elise: leggera, malinconica, mai caricaturale. La sua presenza scenica, anche nei silenzi, vibra.

Ma “Invisibili” è anche un film corale. Gabriele Rizzoli, nei panni di Nicholas, offre una presenza discreta ma importante: è uno di quei personaggi che sembrano vivere ai margini, ma che in realtà custodiscono la chiave di molte emozioni non dette. Il suo ruolo dà profondità al mondo scolastico e sociale che circonda Tommy. Una menzione anche a Zoe Nochi, che interpreta Sara, una compagna di scuola attenta, empatica, che cerca di rompere la barriera del silenzio.

La regia di Ambra Principato è elegante, mai invadente. Ogni inquadratura è curata, ogni pausa ha un senso. C’è qualcosa di profondamente poetico e rispettoso nel modo in cui racconta il dolore, senza spettacolarizzarlo.

In un’estate dominata da film rumorosi e trame urlate, “Invisibili” sceglie il sussurro. È un film che chiede attenzione, ma restituisce qualcosa di raro: la sensazione di essere riconosciuti, anche nei propri angoli più fragili.

Se ti sei mai sentito invisibile, questo film è per te.
Se conosci qualcuno che ha bisogno di essere ascoltato, portalo a vedere Invisibili.
Se credi ancora che il cinema possa raccontare l’anima, lasciati attraversare da questa storia.

“Invisibili” non urla. Ma resta. E in un mondo che dimentica in fretta, è già qualcosa di straordinario.

Articolo a cura di Syria Ambrosetti

Foto di repertorio


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