Cronaca

Roma, abbandonati quintali di rifiuti nell’area dell’ex campo nomadi del Foro Italico

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Si sono concluse in questi giorni le indagini condotte dall’Unità di Sicurezza Pubblica ed Emergenziale della Polizia Locale di Roma Capitale, nell’ambito delle attività di controllo finalizzate al contrasto degli illeciti ambientali.

Roma, abbandonati quintali di rifiuti nell’area dell’ex campo nomadi del Foro Italico: scattate denunce e sanzioni per oltre 40mila euro

Denunciato il titolare di un’impresa operante nel settore delle ristrutturazioni edilizie che, con l’aiuto di un suo dipendente, si era liberato di 15 quintali di rifiuti speciali, derivanti da lavorazioni e ristrutturazioni edili, che aveva abbandonato in modo incontrollato nell’area dell’ex campo nomadi del Foro Italico, in prossimità delle sponde del fiume Tevere.

Nei suoi confronti elevate anche sanzioni per oltre 9mila euro.

Grazie alle articolate attività investigative, a mesi di appostamenti e con l’ausilio dei sistemi di videosorveglianza, gli agenti sono riusciti a identificare gli autori dei reati ambientali, facenti capo a un’impresa che si è resa responsabile , tra il 2023 e il 2024, di oltre un centinaio di trasporti abusivi, per un quantitativo complessivo di circa 200 tonnellate di rifiuti provenienti da attività di demolizione edilizia .

Sempre nella stessa area, la Polizia Locale ha identificato e sanzionato anche un privato cittadino per abbandono di rifiuti ingombranti, principalmente componenti di arredo, più altri 3 imprenditori con i loro dipendenti, i quali agendo in concorso tra loro, si erano liberati di un ingente quantitativo di rifiuti, quali parti metalliche, materiali e imballaggi di plastica, pannelli pubblicitari, tutto oggetto di trasporto abusivo. Tali illeciti hanno portato a sanzioni per un ammontare pari a 35mila euro.

Oltre alle procedure sanzionatorie, nei confronti dei responsabili, tutti di nazionalità italiana e di età compresa tra i 25 e i 60 anni, è scattato l’obbligo di ripristino dello stato dei luoghi, con rimozione e raccolta dei rifiuti, a proprie spese, con il successivo conferimento presso un impianto di smaltimento autorizzato.

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

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