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Carceri, indagine Nursing Up: un infermiere per ogni 600 detenuti, è un problema

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Carceri, indagine Nursing Up: un infermiere per ogni 600 detenuti

Riportiamo di seguito il comunicato di Nursing Up.  De Palma: «Nostro report sulle violenze perpetrate ai danni degli infermieri nelle carceri italiane. Si contano ben otto aggressioni dallo scorso luglio a oggi».

«Indagine da Nord a Sud su quello che appare come un vero e proprio inferno, dove un professionista dell’assistenza, nei turni di notte, può arrivare addirittura ad avere in carico, da solo, ben 600 detenuti».

Abbandonati a se stessi, troppo spesso vittime di disorganizzazione e carenze strutturali che trasformano la loro attività quotidiana di professionisti dell’assistenza in un vero e proprio incubo, in un inferno.

Non è affatto una esagerazione: l’angusta e dimenticata realtà degli infermieri nelle sovraffollatissime carceri italiane rappresenta non solo una priorità da denunciare e raccontare alla collettività, ma soprattutto si sta trasformando in un pericoloso contesto di abusi e violenze che forse ci sono sempre state, ma che ora numeri allarmanti fanno salire alla ribalta.

Il grido di aiuto dei professionisti della salute, impegnati nella presa in carico di un numero decisamente spropositato di detenuti, all’interno di carceri dove di notte un solo infermiere può anche arrivare a dover assistere ben 600 reclusi, ci arriva innanzitutto attraverso preoccupanti fatti di cronaca che abbiamo provato a mettere insieme e che compongono un vero e proprio mosaico dell’orrore.

Ebbene sì, perché senza nessuna distinzione geografica, con le situazioni peggiori in Lombardia, Campania, Puglia e Toscana, attraverso un nostro recente report e con il supporto dei cronisti locali, possiamo contare, solo dallo scorso luglio a oggi, ben 8 gravissime aggressioni fisiche consumate ai danni di infermieri e infermiere, di cui ben 3 perpetrate contro donne indifese.

«La contemporanea drammatica carenza di personale di polizia penitenziaria, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, non fa che aggravare la situazione.

Foggia, Bari, Salerno, Avellino, Vibo Valentia, La Spezia, Firenze, Ascoli Piceno: vere e proprie “realtà da terzo mondo”, non c’è dubbio, dove addirittura, in alcuni casi, mancano veri e propri reparti di infermeria, scarseggiano i farmaci e le attrezzature sanitarie e, come accade ad esempio a Bari, sono le vecchie celle ad essere state adattate a luogo di cura.

I numeri, come dicevamo, sono allarmanti: in Campania per una popolazione carceraria di 6471 detenuti abbiamo meno di 200 infermieri, che devono lavorare tra tossicodipendente, casi di profondi disagi psichiatrici e soggetti aggressivi e autolesionisti (in costante aumento sono i tentativi di suicidio).

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La situazione non è certo più rosea in Lombardia, dove solo nelle quattro carceri dell’area metropolitana di Milano si contano 3.726 detenuti, a fronte di un solo operatore sanitario, di notte, ogni 600 reclusi (1 ogni 200 negli orari diurni).

La cosa peggiore, ed è doveroso raccontarlo, è che solo da questa estate a oggi abbiamo fatto registrare, e parliamo dei casi denunciati perché non escludiamo il sommerso, la triste vicenda di ben tre infermiere.

Una a Foggia, nel carcere di San Marco in Lamis, lo scorso 16 ottobre, un’altra a Sollicciano, Firenze, lo scorso luglio, un’altra ancora a La Spezia, sempre questa estate, poco prima, ad agosto: ebbene la prima è stata brutalmente presa a pugni mentre tentava di somministrare un farmaco ad un paziente esagitato, la seconda addirittura sarebbe stata oggetto di pesanti attenzioni, rischiano di subire una violenza sessuale, l’altra ancora in Liguria è stata salvata da un agente penitenziario mentre un detenuto provava a strangolarla.

Chi protegge oggi i nostri infermieri e le nostre infermiere? Tentativi di strangolamento e di violenza sessuale solo negli ultimi 4 mesi! Cosa altro deve accadere?», chiosa De Palma.


Foto di repertorio

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