Ferentino, folle aggressione per gelosia in un bar: Daspo Willy per un 47enne

Il Questore della Provincia di Frosinone ha adottato il DASPO WILLY  nei confronti di un quarantasettenne di Frosinone, dopo un’attenta ed accurata istruttoria dei poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura.

La vicenda

L’uomo, come ricostruito dai miliari dell’Arma dei Carabinieri di Ferentino intervenuti sul posto, nel mese di giugno si è reso responsabile di una violenta e immotivata aggressione, in un bar di Ferentino, nei confronti di un cinquantenne che era in compagnia di una donna, con la quale in passato aveva avuto una relazione amorosa.

In particolare l’aggressore, che a bordo del proprio veicolo era passato davanti al locale, sebbene fosse in compagnia della moglie e della madre, non si è fatto scrupolo dal fermarsi quando, seduta ad uno dei tavolini esterni del bar, aveva visto una sua vecchia fidanzata in compagnia di un altro uomo. Preso da una insana gelosia, dopo aver parcheggiato l’auto di fronte al bar, direttamente di fronte al tavolino occupato dalla coppia, azionava i fari abbaglianti.

Infastidito della situazione, l’avventore si è alzato dal tavolo e si è avvicinato a quell’auto, dopo aver fatto segno invano al guidatore di abbassare i fari.

Il conducente, vedendo avvicinarsi il suo “rivale”, immediatamente è sceso dalla vettura e dopo uno scambio di sguardi in cagnesco, lo ha colpito alla testa con un manganello telescopico di ferro, facendolo stramazzare al suolo privo di sensi.

A seguito di questo insano gesto, la vittima è rimasto a terra esanime e si è reso necessario l’intervento di un’ambulanza e il ricorso alle  cure dei sanitari.

Per questi motivi il frusinate si dovrà anche difendere dall’accusa di lesioni aggravate dai futili motivi e dall’uso di un’arma, per il cui porto abusivo pure è stato richiesto il rinvio a giudizio da parte del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone

L’adozione del DASPO urbano rappresenta l’ennesimo segnale da parte del Questore, dr. Domenico Condello, di prevenire e contrastare ogni comportamento che possa turbare il sereno vivere sociale.

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.