Cronaca

Santa Marinella, scoperti 21 lavoratori in nero in uno stabilimento balneare: multe per 50mila euro

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Rinvenuti oltre 100 Kg di sostanze stupefacenti, 2 pistole, 1 silenziatore e 3 “penne pistola” con le relative munizioni

GDF ROMA: SCOPERTI IN STABILIMENTO BALNEARE DI SANTA MARINELLA 21
LAVORATORI “IN NERO”. SANZIONI PER 50.000 EURO

Uno stabilimento balneare di Santa Marinella, la cui quasi totalità della forza-lavoro era impiegata “in nero”, è
stato individuato dai Finanzieri del Comando Provinciale della Capitale, che hanno segnalato all’Ispettorato del
Lavoro l’amministratore della società.

Gli accertamenti delle Fiamme Gialle del Gruppo di Civitavecchia, scattati dopo una segnalazione al numero di
pubblica utilità “117”, hanno permesso di appurare che – su un totale di 26 lavoratori – per ben 21 non erano
state presentate le previste comunicazioni di instaurazione del rapporto di lavoro al Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali.
In 14 casi, è stato riscontrato che le maestranze erano somministrate da un’altra società, sprovvista della prevista
autorizzazione rilasciata dal Ministero competente.

A conclusione dell’attività ispettiva, sono state comminate sanzioni amministrative, per un ammontare
complessivo di oltre 50.000 euro, tra la c.d. “maxi-sanzione” prevista dalla normativa speciale, la corresponsione
delle retribuzioni in maniera non tracciabile e l’utilizzo di manodopera fornita da un soggetto non autorizzato.
Il rappresentante legale è stato anche segnalato all’I.N.P.S. per i contributi previdenziali non versati sui compensi
erogati ai dipendenti.

Il controllo si inquadra nel più ampio dispositivo di contrasto al sommerso da lavoro predisposto dalla Guardia di
Finanza di Roma, che mira a salvaguardare contestualmente gli operatori onesti e le fasce più deboli della
popolazione, oltre che a tutelare gli interessi dell’Erario.

Foto di repertorio

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

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