Cronaca

Minturno, evasione da circa mezzo milione di euro: le indagini

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
Spaccio a Zagarolo: sequestrati 3kg di droga, arrestato pusher

Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Cassino ed in applicazione di un
provvedimento emesso dal G.I.P. del medesimo Tribunale, i Finanzieri del Comando Provinciale Latina hanno
dato attuazione ad una ordinanza applicativa di misure cautelari reali nei confronti di una società operante nel settore della ristorazione e bar, sita in Minturno (LT) e dei suoi rappresentanti, sia di diritto che di fatto.

Le indagini della Guardia di Finanza di Latina

Il provvedimento in corso di esecuzione deriva da una verifica fiscale eseguita dal Gruppo Guardia di Finanza di Formia per il periodo d’imposta dal 2017 al 2020, che ha consentito agli operanti la ricostruzione di un’imposta evasa ed occultata al Fisco corrispondente ad un importo di circa 473 mila euro.
Condotte secondo l’ormai consolidata trasversalità dell’azione del Corpo che permette una piena osmosi tra le attività di polizia giudiziaria e le ispezioni tributarie, le investigazioni economico-finanziarie hanno orbene
consentito lo smascheramento di una frode fiscale posta in essere da tre fratelli di origine campana, responsabili di aver accumulato negli anni un significativo ed indebito vantaggio tributario attraverso il mancato assolvimento dei previsti obblighi dichiarativo-fiscali ed il frequente ricorso all’istituto della “cessione di ramo d’azienda”, funzionale a preservare gli assets societari sani e ad accollare il crescente debito tributario a società fantasma all’uopo costituite.

La particolarità del quadro testè delineato, tuttavia, risiede non già soltanto nel fatto che
quest’ultime fossero intestate a soggetti prestanome e versanti in una condizione di quotidiana indigenza
economica, quanto piuttosto nell’evidenza che il consolidato meccanismo, teso anche solo potenzialmente a rendere inidonea la procedura di riscossione coattiva, sia stato concertato con la regia professionale di un
commercialista partenopeo, anch’egli deferito all’Autorità Giudiziaria sulla base degl’elementi raccolti.

Disponibilità finanziarie, beni immobili e mobili registrati rientrano tra i beni attinti dal decreto di sequestro
preventivo, funzionale alla confisca diretta e per equivalente fino alla concorrenza della somma complessiva pari all’ingiusto profitto di 473.438 euro, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Cassino nei confronti delle società e dei suoi rappresentanti.

L’operazione conferma la grande attenzione delle Fiamme Gialle pontine al contrasto delle più perniciose forme evasive, contribuendo a preservare la leale concorrenza tra le imprese e a promuovere indirettamente prospettive di crescita sane del mercato del lavoro e della produzione, a tutela delle libertà economiche di tutti i cittadini.

Foto di repertorio