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Il traffico internazionale di droga ai tempi del Covid 19

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Il traffico internazionale di droga sembra non conoscere ostacoli, neppure una pandemia come il Covid 19, che ha straziato e messo in ginocchio l’economia mondiale, è riuscita a scalfire la geopolitica della produzione e del commercio di stupefacenti.

Come le organizzazioni criminali si sono adeguate alla pandemia

Le criminalità organizzate hanno continuato a introitare congrui guadagni, senza risentire della crisi politica, economica, sanitaria e sociale che il Covid 19 ha portato. Le mafie hanno semplicemente adeguato il loro modus operandi alla situazione, qualche volta anche cavalcando l’onda del disagio e della povertà causata dall’avvento del virus. Ad esempio, la manovalanza al servizio delle organizzazioni criminali ha subito un certo incremento, proprio a causa delle chiusure e della mancanza di lavoro, in un periodo già angosciato dal tragico e fragile contesto sociale e umano. Anche sullo spaccio si è trattato, in buona sostanza, di un adeguamento alla situazione del momento, rifornendo il mercato della droga tramite l’utilizzo di droni e di mini sommergibili o altri apparecchi senza pilota e commercializzando in rete, soprattutto via dark web o via deep web, lontani dalle vie più transitate di internet e dai motori di ricerca.

Le rotte internazionali del traffico di stupefacenti

Le rotte utilizzate per il traffico di stupefacenti in Europa sono principalmente tre: la rotta balcanica, la rotta del sud e la rotta asiatica. La rotta balcanica è così chiamata perché attraversa i Balcani, passando da Albania e Ex Jugoslavia, dopo essere partita dall’Iran e aver fatto tappa in Turchia. Entra in Europa occidentale e settentrionale attraverso l’Italia. La rotta del sud parte dal Pakistan e arriva in Cina e prosegue per il Sud Est asiatico, ma fornisce anche i maggiori mercati dell’Africa e della penisola araba. La rotta asiatica copre le zone dell’Asia centrale e della Russia. In America, le rotte sono continentali. Raramente il traffico varca gli oceani per raggiungere gli Stati Uniti o il Messico. Il grosso della produzione di droga è in Sud America e la rotta principale è quella che fornisce gli Usa e il Canada. Anche su queste rotte del traffico di droga, la pandemia del Covid 19 non sembra aver portato conseguenze negative rilevanti.

Produzione, spaccio e consumo durante la pandemia

Nonostante la pandemia, quindi, la produzione e il traffico di droga hanno mantenuto pressapoco il livello del periodo pre Covid 19. Viene da chiedersi come questo fatto sia possibile, quando la stramaggioranza delle industrie internazionali sono rimaste ferme, con grosse difficoltà e conseguenze economiche, finanziarie e occupazionali. In certi casi è stata la localizzazione geopolitica dell’organizzazione criminale ad agevolare e favorire questo paradosso. In Sud America, la produzione di cocaina per mano dei narcos non si è fermata come in altri paesi, dove la carenza di benzina poteva diventare un problema: è stato il Venezuela a rifornire la produzione di droga di carburante e a garantire che il traffico continuasse più o meno come prima. Il 96% dell’oppio, da cui si ricava l’eroina, viene coltivato in Afganistan e viene raccolto all’incirca fra maggio e giugno, periodo graziato dalle chiusure volute per ridurre il diffondersi del virus. Inoltre il ritorno al potere del regime dei Talebani aumenterà ancora di più il traffico, secondo i pronostici.

Come per la produzione e i grandi traffici internazionali di sostanze stupefacenti, anche lo spaccio “al minuto” e le richieste di mercato non hanno subito grossi perdite per la pandemia ancora in corso. Anzi, è stato provato che a causa del lockdown la domanda e, di conseguenza, il consumo di droga ha subito un’impennata. I consumatori non potevano uscire di casa a procurarsi le dosi, ma lo spaccio non si è fermato, adeguandosi alle circostanze senza troppi disagi. Gli ordini arrivavano via internet, su siti in dark net o con messaggi neanche troppo cifrati sui social. Lo spacciatore faceva recapitare la merce al posto concordato (solitamente vicino a supermercati o farmacie, gli unici negozi in cui si era autorizzati ad andare) e lo scambio “commerciale” era fatto.

Traffico di droga, una “malattia” non ancora sconfitta

Il mondo in generale e l’Europa in particolare, vista la sua posizione, proprio nel mezzo del crocevia internazionale del traffico di droga, non sono riusciti ad allentare la morsa del mercato e del consumo di stupefacenti, nonostante la pandemia abbia sfiancato buona parte dell’industria e dell’economia globale. La geopolitica legata al traffico internazionale non ha risentito delle conseguenze della pandemia, anzi in alcuni casi è riuscita persino a strumentalizzarla a suo favore.

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