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Covid Lazio, rischio zona gialla?

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Roma. Positivo al Covid fugge dall'ospedale San Camillo: ritrovato a Ladispoli

Come confermato anche dal 61° Instant Report ALTEMS Covid-19, sono in rialzo numero nuovi casi e il rischio “giallo” per Sardegna, Sicilia e Veneto è sempre più concreto.

Lazio, rischio zona gialla?

Dopo queste regioni, considerate quelle più vicine al possibile cambio di colore, si staglia anche il Lazio. Tra le richieste da parte delle regioni c’è anche quella della modifica dei parametri e di tenere conto delle ospedalizzazioni.

Speranza sembra aver aperto al cambio di rotta e questo potrebbe anche comportare un ritorno alla zona gialla dovuto non più al numero dei casi, ma fondamentalmente a quanto questi ultimi esaspereranno il sistema di sanità pubblica.

Tuttavia, è bene spiegare che già diverse regioni stanno lavorando affinché si agisca sul sistema di prevenzione, proprio per evitare che si arrivi a un aumento delle ospedalizzazioni, e quindi un’azione considerata tardiva.

Lo stesso Assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha dichiarato di attendersi un peggioramento nel quadro complessivo della situazione.

Insomma, il rischio che entro l’inizio di agosto diverse regioni possano passare in zona gialla è concreto. Per il Lazio non è ancora chiaro quanto sia alto il rischio. Possibile che nelle prossime due settimane non ci siano problemi, ma senz’altro bisogna proseguire con la campagna vaccinale, poiché i nuovi casi, soprattutto legati alla variante Delta, stanno interessando soprattutto le persone che non si sono vaccinate o hanno ricevuto soltanto la prima dose. Questo per evitare che ad agosto il rischio di passare in zona gialla non diventi concreto.

Di seguito, parte del 61° Instant Report ALTEMS Covid-19:

A svelare i recenti rischi è stato un indicatore che tiene conto di nuovi casi e vaccinati in ciascuna Regione.

Con l’estate ormai entrata nel vivo del turismo e degli spostamenti e la voglia di ripresa bisogna però tenere d’occhio il risveglio silente della pandemia, che fa registrare un rialzo dei nuovi casi (13 nuovi casi ogni 100.000) e della positività (1 paziente su 33 nuovi soggetti testati) e il rischio di alcune regioni di tornare gialle. Attualmente la regione con il rischio maggiore di entrare in zona gialla è la Sardegna (0,32 su una scala da 0 a 1), seguita da Sicilia (0,31) e Veneto (0,24); al contrario la regione con il rischio inferiore di entrare in zona gialla è la Valle d’Aosta (0,04), seguita da Basilicata, PA Trento e Puglia a 0,08. Il rischio medio nazionale di divenire gialli è attualmente pari a 0,18.

Sono le previsioni frutto di un nuovo indicatore che misura il rischio delle regioni di entrare in zona gialla considerando il numero di nuovi casi in un certo momento in una data Regione e allo stesso tempo il numero di persone vaccinate in quella Regione fino a quel momento. Questo indicatore è quindi basato su una soglia modificata dei livelli critici dell’incidenza per tener conto dell’avanzamento del piano nazionale di vaccinazione o in altri termini pesa il numero di contagi con il numero di vaccinati perché un numero di contagi elevato in una regione con tanti vaccinati non dovrà preoccupare troppo.

Usando questo indicatore si riesce a mettere in atto azioni preventive prima ancora che le ospedalizzazioni aumentino. Infatti non sono le ospedalizzazioni in sé da tenere sotto controllo, perché agire quando le ospedalizzazioni sono già aumentate significa agire tardivamente, come è stato fatto nella seconda ondata lo scorso autunno.

È quanto emerso dalla 61ma puntata dell’Instant Report Covid-19 – https://altems.unicatt.it/altems-covid-19 – una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale.

L’analisi riguarda tutte le 21 Regioni e Province Autonome italiane

Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica è coordinato da Americo Cicchetti, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’advisorship scientifica del Professor Gianfranco Damiani e della Dottoressa Maria Lucia Specchia del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene).

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