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Latina, allarme variante indiana? Test inviati allo Spallanzani. In corso indagine epidemiologica

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Variante indiana a Latina? L’ipotesi si è fatta largo stamane ed è ancora oggetto di indagine. Infatti, dopo il focolaio di coronavirus nella comunità Sikh, si sta procedendo all’indagine epidemiologica per chiarire l’entità del virus. A spiegare la situazione attuale è l’assessore alla sanità della regione Lazio, Alessio D’Amato:

CORONAVIRUS: D’AMATO, ‘IN CORSO A LATINA INDAGINE EPIDEMIOLOGICA SU COMUNITA’ SIKH IN COLLABORAZIONE CON AUTORITA’ RELIGIOSE E PREFETTURA’

“E’ in corso a Latina una vasta indagine epidemiologica nei confronti della comunità Sikh che opera prevalentemente nel settore agricolo. E’ stata offerta massima collaborazione grazie alla straordinaria opera di mediazione del Prefetto di Latina in costante collaborazione e cooperazione con la Asl e le autorità religiose. I test sono stati inviati all’Istituto Spallanzani per i sequenziamenti per verificare ipotesi di varianti. Siamo in attesa dei risultati e sono in costante contatto con la Asl e il Prefetto per valutare l’evolversi della situazione”.

https://www.casilinanews.it/169218/attualita/cronaca/latina-medico-radiato-ordine-indagato-violenza-sessuale-liberta-vigilata.html

https://www.casilinanews.it/tag/latina

Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

Ma cosa sappiamo della variante indiana? Lo spiega Galli a iNews24.it: “Non si conosce ancora bene, ma potrebbe essere pericolosa”

“Nella variante inglese ci sono una quantità di mutazioni. Quella più importante è la N501Y, ed è quella attualmente dominante da noi. Fino a poco tempo fa abbiamo sostenuto che non fosse più cattiva della precedente, ma solo più diffusiva. Adesso invece, uno studio recente ha dimostrato un alto eccesso di mortalità. Ha una capacità di trasmissione dal 30 al 50% in più, coinvolge anche i bambini e i ragazzi. È più grave e mortale, soprattutto sugli anziani. La variante indiana appena scoperta ha due mutazioni qualificanti: la L425R e la E484Q. Nella seconda cambia l’amminoacido della E484K, che caratterizza la variante brasiliana, sudafricana e nigeriana, che provocano una serie di fastidi in più”.
Lo spiega a iNews24 Massimo Galli, professore di Malattie Infettive dell’Università Statale di Milano e direttore della clinica malattie infettive dell’Ospedale Sacco. “Nella variante inglese ci sono una quantità di mutazioni. Quella più importante è la N501Y, ed è quella attualmente dominante da noi. Fino a poco tempo fa abbiamo sostenuto che non fosse più cattiva della precedente, ma solo più diffusiva. Adesso invece, uno studio recente ha dimostrato un alto eccesso di mortalità. Ha una capacità di trasmissione dal 30 al 50% in più, coinvolge anche i bambini e i ragazzi.
È più grave e mortale, soprattutto sugli anziani. La variante indiana appena scoperta ha due mutazioni qualificanti: la L425R e la E484Q. Nella seconda cambia l’amminoacido della E484K, che caratterizza la variante brasiliana, sudafricana e nigeriana, che provocano una serie di fastidi in più”, aggiunge Galli. “È probabile che le varianti brasiliana, sudafricana e nigeriana siano meno responsive agli anticorpi evocati dai vaccini disponibili e che sfuggano alla maggioranza degli anticorpi monoclonali disponibili in commercio.
Non sappiamo ancora però, quanto la variante indiana, la E484Q, sia più diffusiva, virulenta e cattiva, anche perché ragioniamo in base alla situazione dell’India. Un Paese che conta 1,366 miliardi di persone, tra cui tantissime in situazioni di indigenza, in un contesto di grande popolosità. Tutte connotazioni queste, che rendono difficile confrontare la diffusione e la letalità dell’India con l’Europa”.

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