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Equidiritti: “Vuoto legislativo e noi…quelli del fine pena mai”

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La nota di Equi Diritti

E mentre le serrande dei negozi si abbassano definitivamente al volere di uno Stato che, sempre più
distante dai bisogni dei cittadini, applica “criptiche” normative solo su indifese categorie, migliaia di
famiglie oltre al problema di mettere in tavola il pranzo con la cena, rischiano dopo aver versato esosi
condoni, l’abbattimento della propria casa a distanza di tantissimi anni.

Superfluo è ricordare come la costruzione di tali abitazioni, sorte su proprietà private in mancanza delle previste autorizzazioni, nasca da effettive necessità abitative laddove le vergognose inadempienze delle Amministrazioni, troppo spesso ostaggio di categorie (per le quali invece si effettuano varianti e permessi), non hanno provveduto al doveroso aggiornamento dello strumento urbanistico, lasciando impolverati nei cassetti gli obsoleti carteggi finanche’ oltre 40 anni. Inutile ricordare come dette Amministrazioni siano state negli anni invitate ad adempiere a tali aggiornamenti urbanistici nonché “foraggiate” con fondi previsti per tale scopo.

“ No, noi oggi non vogliamo parlare di questo che è lapalissiano agli occhi di tutti i “vedenti” – dice in una nota Cristina Milani presidente del Comitato Equi Diritti. Vogliamo parlare di case di necessità che OGGI, a
distanza anche di 30 anni dalla loro costruzione , vengono abbattute in esecuzione di vecchissime sentenze
penali; sentenze che in barba alle linee guida indicate dalla Corte Europea non potranno godere di un fine
pena come invece è previsto per tutti gli altri reati. Il nodo della matassa a cui nessun partito politico per
timore di impopolarità vuol mettere mano, è racchiuso in quell’ordine di demolizione apposto nella
sentenza di condanna che in Italia è definito e considerato quale “sanzione accessoria” e non “pena
accessoria” (come di fatto dovrebbe essere considerata in quanto parte integrante di una pena emessa da
un potere penale giudicante) , anche perché di fatto è paradossale che una sanzione amministrativa che
non si prescrive mai, risulti piu’ inflittiva di una pena.

La legge, prevede che i Comuni autonomamente applichino sanzioni amministrative e ordini di demolizione nonche’ l’automatica acquisizione del bene e dell’area di sedime qualora la demolizione non abbia corso. Tra l’altro l’ordine di demolizione viene emesso per un fine ben preciso, ossia per il ripristino dello stato dei luoghi e qui torniamo a quei famosi piani regolatori non aggiornati.

Che senso ha demolire a distanza di anni una casa, interclusa tra altre case su di un territorio completamente urbanizzato, solo perché i carteggi di un piano regolatore non sono stati aggiornati e sulla carta è rappresentata una fotografia non corrispondente alla realtà? Che senso ha dare esecuzione ad una sentenza dopo 20 o 30 anni, quando anche per un omicida è previsto un fine pena?

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E mentre l’Italia si ferma inginocchiandosi davanti a questa pandemia con uffici, banche e scuole chiuse e ai detenuti per reati gravi (finanche’ quelli del 41 bis), vengono concessi gli arresti domiciliari, i motori accesi delle ruspe continuano imperterriti a demolire non solo le case, i cui materiali in esubero negativamente impattano sull’ambiente, ma la vita di migliaia di persone , alcune delle quali dicono che tornando indietro sarebbe stato meglio fare una rapina per trovare i soldi da dare ai costruttori.

Come biasimarli? Oggi sarebbero sicuramente più sereni e liberi. – Concludono da Equi Diritti