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Artena, la resa politica tra le carte del biometano: la ricostruzione della vicenda

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Dalla settimana scorsa sulle plance comunali di Artena c’è un manifesto del Comune che ribadisce la contrarietà all’impianto di produzione di biometano proposto dalla Green Park Ambiente Srl. “No alla strumentalizzazione, no a chi fa uso di nomi, no a chi diffama”, recitano le prime righe del manifesto. Segue poi un “Nessuno ci ha ripensato” a caratteri cubitali e il rimando al 2015, quando tutto il consiglio comunale votò contro la realizzazione dell’impianto al Colubro.

Il simbolo del Comune di Artena e il tricolore ai bordi del manifesto ci assicurano ufficialità. Tuttavia, pur essendo nel perimetro della comunicazione istituzionale, il messaggio del manifesto non garantisce chiarezza, non informa in modo adeguato, lasciando molto dubbi al lettore. Ci si congeda dal manifesto con diverse domande: chi è che fa uso di nomi? In quale contesto? Chi è che sta diffamando?

La revoca del parere elaborato dall’ufficio urbanistica

L’esigenza di mandare in stampa questo manifesto è nata dopo la ripresa dell’iter autorizzativo per la centrale biometano, e soprattutto dopo la diffusione da parte della consigliera di minoranza Silvia Carocci di un documento dell’ufficio urbanistica in cui il Comune di Artena ha espresso parere favorevole all’impianto del Colubro.

La relazione, firmata da un tecnico – arrivato al Comune il 14 settembre del 2020 – ha in sostanza consegnato un indirizzo politico a margine di una conferenza dei servizi avvenuta in Regione il 14 ottobre del 2020. In sintesi, il documento giudicava favorevolmente la proposta della centrale biometano, mettendo tra le condizioni necessarie per la realizzazione l’utilizzo dell’impianto da parte del Comune di Artena e il rifacimento della strada a carico della Green Park Ambiente.

Dopo le pressioni del comitato No biometano, questo documento viene stracciato e sostituito da un altro parere inviato alla Regione Lazio e all’azienda lo scorso 26 febbraio, in cui il Comune di Artena torna a esprimere la sua contrarietà all’impianto.

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Nel giro di pochi mesi, quindi, dallo stesso ufficio comunale vengono inviati all’area rifiuti e ambiente della Regione due atti che sono l’uno l’esatto opposto dell’altro. “È stato un errore”, commenterà il vicesindaco Talone durante un incontro con il comitato No biometano, dichiarando di essere pronto a dare battaglia in Regione per far sentire la voce e la ragioni della comunità. E di “errore materiale” infatti parla anche il parere del 26 febbraio, dove il Comune ricorda la volontà popolare, il voto in consiglio comunale e le osservazioni contro l’impianto depositate cinque anni fa dal Sindaco Felicetto Angelini, al momento ancora agli arresti domiciliari dopo l’indagine Feudo.

L’assenza del Comune alle due conferenze dei servizi

Senza il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) i lavori per la costruzione della centrale non possono partire. Per ottenere questa autorizzazione, come è accaduto per la Valutazione d’impatto ambientale (VIA), la Regione fissa delle riunioni in cui sono chiamati a relazionare i proponenti del progetto, i tecnici degli enti che devono controllare le regolarità dell’impianto, come per esempio l’Arpa, e ovviamente il Sindaco o un suo delegato.

Tra le pagine di questo nuovo documento e tra le righe del manifesto affisso di recente resta un nodo da sciogliere: la mancata partecipazione del Comune di Artena alle conferenze dei servizi. Con una lettera inviata il 14 settembre del 2020, la Regione avvisa il Comune di Artena, l’Asl Roma 5, l’Arpa Lazio e la Green Park ambiente riguardo l’inizio del procedimento di rilascio Autorizzazione Integrata Ambientale, invitando – si legge nella nota regionale – “le amministrazioni in indirizzo a prendere parte alla prima seduta della prevista conferenza di servizi”.

L’appuntamento è per il 14 ottobre alle ore 15, non in presenza, ma a distanza attraverso una stanza digitale a cui si accede con un link fornito dalla Regione Lazio. Nonostante questa comunicazione, come riportato nei verbali dell’incontro, nessun rappresentante del Comune di Artena partecipa alla conferenza, lasciando quindi come unica traccia il documento dell’ufficio urbanistica con il parere positivo.

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Il confronto tra Regione e Green Park Ambiente

Sempre durante l’incontro con il comitato No biometano, il vicesindaco Talone ha dichiarato di non essere a conoscenza di questa conferenza dei servizi, parlando ancora della necessità di andare in Regione; di lottare nella sede dove tutto viene deciso.

C’è però un passaggio intermedio che forse merita più attenzione: il 28 gennaio scorso c’è stata una seconda conferenza dei servizi, ma anche questa volta il Comune di Artena risulta assente. Nella sede dove tutto si decide la voce del Comune di Artena manca per ben due volte. Il verbale di questa seconda conferenza dei servizi è emblematico: la Regione Lazio si confronta con la Green Park e l’unica persona di Artena presente in quel momento è il proponente: Piero Perciballi.

Il parere del Comune non determinerà il rilascio delle autorizzazioni, ma di sicuro questi appuntamenti rappresentano l’occasione per esprimere tutte le criticità emerse in questi anni intorno all’ impianto. Una di queste la troviamo anche tra le indicazioni della Regione Lazio: il progetto proposto dalla Green Park Ambiente deve essere “a sostegno del settore agricolo, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”.

La connessione tra la centrale biometano e il comparto agricolo locale è tutt’altro che definita, come sono ancora da chiarire i benefici ambientali per i produttori della zona. Queste mancanze andrebbero espresse e approfondite anche durante le conferenze dei servizi, con studi, dati e documenti elaborati dal Comune. Gli impianti che producono energia rinnovabile dovrebbero aiutare a chiudere il cerchio vicino casa, dovrebbero sostenere le filiere evitando il viaggio e la produzione dei rifiuti.

La centrale biometano della Green Park ambiente soddisfa questi criteri? Perché, in cinque anni, l’azienda non si è mai confrontata con la cittadinanza? Queste domande non trovano spazio di indagine nell’azione di chi governa Artena.

Il comitato No biometano chiede le dimissioni di tutta la giunta

C’è un’altra dinamica che non va trascurata: i documenti con i verbali delle riunioni sono stati divulgati dal comitato No Biometano. Dopo aver saputo della ripresa del procedimento autorizzativo, oltre a richiedere la partecipazione alle conferenze dei servizi, gli attivisti infatti hanno diffuso la documentazione sulle loro pagine social. Documentazione che si trova anche negli uffici del Comune, ma che tutt’ora non è stata resa accessibile attraverso i siti e gli uffici di Artena.

Mancanze che, di certo, non aiutano a praticare il voto espresso dal consiglio comunale e la volontà popolare. Un comportamento istituzionale inaccettabile per il comitato No biometano, che ha chiesto le dimissioni di tutta la giunta e in particolare dell’assessore all’urbanistica Carlo Scaccia. “Per fermare questo impianto serve chiarezza. Occorre una seria volontà politica capace di praticare ciò che dichiara. Se chi governa si limita ciclicamente a confezionare un discorso per esprimere il no alla centrale biometano, per poi non fare l’interesse collettivo nelle sedi istituzionali, siamo di fronte a un atto grave, a una mancanza di rispetto nei confronti di chi da cinque anni lotta contro il progetto della Green Park”, commenta il comitato No biometano.

I documenti sul biometano sono alla base delle dimissioni di Scacchi e Angelini

Ed è stata proprio l’assenza di chiarezza attorno alla vicenda biometano a far allontanare dalla maggioranza la consigliera Gloria Scacchi e il presidente del consiglio comunale Augusto Angelini. Le parole utilizzate per annunciare le loro dimissioni meritano più attenzione: Gloria Scacchi lascia la squadra di Loris Talone perché non vuole essere “complice di atti amministrativi tenuti nascosti per mesi, giustificati come pareri tecnici a cui non è stato dato alcun indirizzo politico”. Augusto Angelini ha parlato di “una coltellata vigliaccamente data alle spalle” perché, pur essendo il presidente del consiglio, non era a conoscenza della ripresa delle conferenze dei servizi, né tantomeno del parere positivo del Comune di Artena. “Il Comune, dal mio punto di vista, deve essere come una casa di vetro in cui non solo gli amministratori, ma anche tutti i cittadini devono essere messi a conoscenza delle scelte che riguardano il loro futuro e quello dei loro figli. Io penso che una comunità non possa essere stravolta dalle scelte affaristiche delle lobby. I politici sono i rappresentanti dei cittadini e devono battersi affinché non vengano lesi i loro diritti”, continua la lettera di dimissioni di Angelini.

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Lasciare una maggioranza per “non essere corresponsabili di documenti tenuti nascosti”, dimettersi per aver ricevuto una “coltellata alle spalle”. Toni aspri e duri che non hanno trovato ancora una risposta articolata, come a voler superare la questione delle dimissioni archiviando tutto sotto il segno di decisioni prese da singoli esponenti, ma le parole di Scacchi e Angelini hanno inevitabilmente strappato qualcosa, rendendo palese un basso livello di coesione della maggioranza in consiglio comunale.

Pur essendo alla guida dell’assessorato che ha maggiori responsabilità per il parere positivo alla centrale biometano, Carlo Scaccia non ha ancora lasciato alcun tipo di dichiarazione, nessun tipo di elemento chiarificatore in grado di consegnare ai cittadini elementi utili a interpretare quanto accaduto nell’ufficio urbanistica. E in assenza di queste spiegazioni, le parole del manifesto del Comune lasciano ancora più confuso il lettore.

Se proviamo a tenere insieme le righe di quel manifesto, con la mancanza di relazioni del Comune nei verbali della conferenza dei servizi, le parole dei consiglieri dimissionari con il silenzio di chi è rimasto, forse l’unica certezza è che tra le carte del biometano c’è anche la sconfitta politica di chi governa. E per questa non c’è nessuna possibilità di revoca.

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