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Aurelio, dopo 138 giorni chiude il Pineta Palace Hotel: era l’hotel dei “positivi”

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Chiude, dopo 138 giorni di attività, l’hotel dei ‘positivi’, il Pineta Palace Hotel del quartiere Aurelio. In questi mesi, le sue stanze sono state occupate dai ‘turisti’ (loro malgrado) del Covid, 600 in totale. In primavera questo ruolo era toccato ad un altro hotel, a due passi dal Columbus Covid 2 Hospital – Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. Un soggiorno, quello degli ospiti dell’hotel, inviati dalla Centrale operativa della Asl RM1 o dalla Centrale di Continuità Assistenziale del Gemelli, reso necessario da un tampone positivo e dall’impossibilità di isolarsi a casa, ma anche per consolidare la convalescenza, dopo il ricovero ospedaliero.

Il nuovo modello assistenziale attuato con successo dal Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.

“Il progetto pilota del Covid hotel, nato in via sperimentale, si è rivelato davvero vincente, tanto da essere stato implementato in tutta la Regione e in tutta Italia – commenta il professor Marco Elefanti, Direttore Generale Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS -.  Da situazione organizzativa di emergenza, il Covid Hotel si è in seguito accreditato ed è destinato a permanere come modello assistenziale anche in epoca post-Covid. Come Fondazione Policlinico Gemelli siamo fieri di aver contribuito a questa innovazione organizzativa che garantisce un’adeguata assistenza e un attento monitoraggio ai pazienti, consentendo al contempo di mantenere un elevato turnover nei reparti ospedalieri per acuti. Un ringraziamento particolare va a tutto lo staff del Covid Hotel che ha svolto in questi mesi un lavoro eccellente”.

“E’ difficile trasmettere quello che si vive all’interno di un Covid hotel perché è una dimensione speciale, molto diversa da quella ospedaliera”. A spiegarlo è il dottor Christian Barillaro, che ha diretto dal 14 ottobre il Covid hotel del Pineta Palace come referente medico e organizzativo, pur continuando a coordinare la Centrale di Continuità Assistenziale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.  Il tempo rarefatto, le lunghe giornate trascorse in solitudine richiedono una presa in carico particolare, che trascende la mera salute fisica e si estende alle dimensioni psicologica, sociale e spirituale. I pazienti stessi sono degli ‘ibridi’, tra persone del tutto autonome e soggetti che necessitano di una presa in carico personalizzata. E la dimensione psicologica gioca un ruolo preminente. “Vivere la frustrazione dell’isolamento, della solitudine, con la paura di quello che può succedere soprattutto ai tuoi cari – racconta il dottor Barillaro-. Per qualcuno, rivivere lo stress e l’angoscia dei giorni passati in terapia intensiva; per altri sopravvivere al senso di colpa di aver contagiato i propri cari e di essere sopravvissuto a loro”.

E’ un’umanità variegata nella sofferenza, spesso gravata da una fragilità sociale enorme quella che ha trascorso le due settimane di isolamento fiduciario nel Covid hotel. Il ristorante dell’hotel è stato trasformato in una sala per colloqui psicologici (Maria Fatima Cavallaro e Grazia Piazzolla le due infaticabili psicologhe del Covid Hotel); ma al di là dei momenti ‘canonici’, il sostegno, l’abbraccio virtuale ma caloroso ai tanti ospiti dell’hotel non è mai mancato. Medici, infermieri e operatori sanitari sono stati sempre pronti a rispondere alle richieste degli ‘ospiti’ al telefono o ‘in presenza’. Ma le necessità non sono state solo di ordine piscologico.

“Gestire 600 pazienti è stato enorme lavoro corale al quale tutti in Fondazione Policlinico Gemelli hanno dato un contributo determinante – prosegue il dottor Barillaro-. Abbiamo sempre potuto contare, anche nelle emergenze, sul supporto della farmacia, del laboratorio analisi, del magazzino, dei sistemi informatici, degli addetti alla sanificazione della Copma. E abbiamo così potuto affrontare le necessità più disparate. Come quella della mamma ricoverata col figlio neonato, che aveva bisogno di un tiralatte, o di un’altra paziente poverissima che non aveva neppure la possibilità di comprare vestitini per suo figlio di pochi giorni”.

La giornata, per i ‘positivi’ confinati in una stanza d’hotel, è scandita dalle telefonate da parte degli infermieri (tecno-nursing) e dal passaggio del personale infermieristico e degli OS (quelli di ‘Gemelli a Casa’), sempre pronti a intervenire in presenza per monitorare parametri vitali o somministrare farmaci. L’altro momento ‘in presenza’ è la consegna dei pasti, sempre rispettosi delle necessità mediche (celiachia, diabete, ecc) o religiose degli assistiti.

E accanto ai drammi e ai momenti di tristezza, non sono mancati sprazzi di felicità e di leggerezza, accolti da tutti come un raggio di sole primaverile. In un contesto così complesso e fragile, anche l’amicizia sbocciata tra due bambini, da un lato all’altro del vetro divisorio di un balcone, riempie il cuore di gioia. E il compleanno di un bambino di 10 anni diventa l’evento della giornata, quando ad annunciarlo è una cascata di palloncini blu e celesti fatti arrivati in stanza dalla mamma della porta accanto. Sono amicizie solide, eterne, senza età quelle che nascono in una stanza di ospedale o tra due stanze di hotel contigue.

E mentre oggi si procede alla sanificazione degli ambienti del Pineta Palace e a cancellare i segni della sua anima di Covid hotel di questi mesi, come le segnaletiche dei percorsi tracciate a terra con i nastri adesivi (rosso il percorso dei positivi, giallo quello dei percorsi Covid free), agli amministrativi sanitari, ai medici, agli infermieri di ‘Gemelli a casa’ resta un’eredità esperenziale unica, una vertigine di sentimenti e la  stanchezza indescrivibile di tanti mesi senza domeniche, né festività. E su tutto, il ricordo di quelle 600 persone, ognuna con la sua storia, coperta di attenzioni, presa per mano, guidata nei meandri del dolore fino a ritrovare un equilibrio e la pace d’animo. Lo testimoniano le tante lettere di ringraziamento pervenute allo staff del Pineta Palace Covid hotel, dove le parole ricorrenti sono professionalità, premura, umanità, disponibilità. Lettere colte, accanto a lettere teneramente sgrammaticate, ma tutte grondanti di riconoscenza. “Gentile dottore – scrive un signore anziano – è la seconda volta di questo periodo alberghiero che sento la sua voce. Non ci crederà ma oggi mi è sembrata la voce più melodiosa ascoltata fino alla mia attuale vecchiezza”.

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Non ci saranno recensioni su Tripadvisor per il Pineta Palace Covid Hotel, ma i suoi ospiti non dimenticheranno mai l’umanità sorridente e professionale dello staff di questo hotel ai tempi del coronavirus.

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