Politica

Elezioni, il politico e il distanziamento sociale (apparente) dal Partito

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Ormai è cosa nota che il politico di turno prenda sempre più le distanze dal Partito che rappresenta. Assurdità? Forse, ma ha un senso.

Nei manifesti elettorali non sono presenti punti programmatici (se non sensazionalistici e utopici), ma slogan adatti perfino a bambini che stanno appena imparando a leggere e a scrivere. La comunicazione politica si è ridotta a qualcosa di semplicistico, per rispondere alle richieste della popolazione e nei casi più bassi (per fortuna, ci sono anche molti casi alti) la politica si riduce soltanto a comunicazione: un politico bravo a scrivere sui social e a fare discorsi al pubblico, nulla più, puntando solo al consenso. Popolazione a cui per prima non interessa occuparsi dei programmi elettorali dei candidati, ma vota in base a ideologie, simpatie o convenienze.

E se la richiesta è tale, al politico non importa puntare sui programmi o sul nome del Partito che ha alle spalle. Anzi, fa di tutto per tenerlo da parte. Questo perché pubblicamente gli conviene discostarsi da quel Partito politico, visto da tutti come sporco, colluso con interessi che poco hanno a che fare con quello dei cittadini, ecc.. Se questa è la percezione dell’opinione pubblica, tanto vale discostarvisi.

Ma il politico sa bene che senza un Partito alle spalle ha “le mani legate”. Ragion per cui il “doppio gioco” è presto fatto: in pubblico non si parla mai del Partito che rappresenta (una risposta tipo può essere “Alla gente non importano queste cose”, oppure “Parliamo della città, di quello che ho fatto e ho intenzione di fare”: bassa retorica), come se non fosse un legame di cui dover tener conto ai propri elettori.

Tuttavia, deve rendere conto a qualcuno e, anche se non pubblicamente, il contatto con il Partito resta ben stretto e saldo. Nei manifesti elettorali non si vedono riferimenti ai Partiti e le liste civiche abbondano (liste civiche spesso volute da chi? Come dite? Come non lo so? Ma dai Partiti stessi) e sono preponderanti, e anche se il Partito è infilato lì in mezzo alle varie liste civiche, in disparte, è lui il grande protagonista. Già, perché il politico di turno spende la sua immagine e il suo carisma (vero o presunto) e fa largo uso di retorica (almeno, chi può).

Ah, immancabile la presenza del tricolore nei candidati di Centro-Destra (eh già: ormai Sinistra e Destra sono troppo estremistiche: meglio puntare un po’ anche al Centro).

La faccia deve essere pulita, possibilmente sorridente, non possono mancare una camicia, possibilmente bianca, una giacca e una cravatta, senz’altro deve uscirne un’immagine sobria e rassicurante. Stanno vendendo la loro immagine a te che guardi. E tu, ti chiedi che programma ha? Ti chiedi se in passato ha rispettato il programma che ha portato? Ti chiedi se è seriamente interessato a fare il bene della città che andrà a rappresentare? Quale Partito ha alle spalle (anche se dice di no, c’è sempre un Partito alle spalle, o anche più di uno)? Facciamoci queste domande e, almeno, se decideremo di votare, forse voteremo un po’ meglio.

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