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ARPA Lazio, Sapienza Università di Roma e CNR-IIA hanno avviato uno studio sulle sorgenti emissive di inquinanti atmosferici nella Valle del Sacco

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Lo studio, avviato a partire dal 6 agosto 2020, prevede l’acquisizione di campioni di PM10 da diversi siti nella Valle del Sacco e la loro successiva analisi chimica, allo scopo di aiutare a identificare e quantificare le principali sorgenti di particolato presenti sul territorio.

Lo studio di ARPA Lazio, Sapienza Università di Roma e CNR-IIA

Le attività di monitoraggio avranno una durata annuale e si procederà poi alla valutazione dei risultati delle analisi di laboratorio. Le informazioni chimiche così ottenute saranno utili per approfondire ulteriormente la conoscenza delle sorgenti di emissione e per sviluppare gli strumenti operativi presso il centro regionale della qualità dell’aria dell’ARPA Lazio.

L’approccio che si è scelto di utilizzare consiste nella combinazione di due attività tra loro complementari. In primo luogo, l’analisi dei macro-componenti chimici (ioni inorganici, macro-elementi, carbonio elementare e carbonio organico; specie presenti nel PM ad una concentrazione superiore a ca. 1% della massa complessiva) permette di ottenere un’efficace chiusura del bilancio di massa, fornendo al contempo, per ciascun campione analizzato, la quantificazione analitica di 5 sorgenti principali ubiquitarie (traffico veicolare, polveri crostali, secondari inorganici, aerosol marino e materiale organico).

Contestualmente, l’analisi dei microelementi e degli elementi in traccia mediante una procedura ottimizzata e validata dal laboratorio chimico dell’Università “la Sapienza” di Roma e dai ricercatori del CNR – IIA (Istituto Inquinamento Atmosferico), consente di tracciare sorgenti più specifiche (materiale rotabile rilasciato dalla ferrovia, risollevamento di polvere da traffico, contributi locali di tipo industriale etc.).

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La procedura utilizzata prevede il frazionamento del contenuto elementare totale in due frazioni a diversa solubilità, in modo da incrementarne la selettività come traccianti e da stimare la bioaccessibilità e la mobilità ambientale dei contributi misurati. La caratterizzazione chimica del PM può essere completata con la determinazione del Levoglucosano, tracciante specifico dei processi di combustione di biomassa.

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