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Lazio, piano rifiuti per risolvere la questione autodemolitori

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Il settore delle autodemolizioni a Roma lancia un grido di allarme per bocca del presidente di Car Alfonso Gifuni. La guida dell’associazione di autodemolitori ha affermato, in commissione regionale Rifiuti, che il piano rifiuti relativo all’autodemolizione deve essere fronteggiato in modo più proporzionato allo stato dell’arte. Gifuni ha sottolineato che non è ammissibile che in questo momento non sia attivo neppure un impianto autodemolizioni Roma. La situazione nella Città Eterna, insomma, appare critica anche alla fine del ciclo di audizioni aventi come tema la proposta di piano regionale da parte della Giunta.

Cosa sta succedendo a Roma

Secondo Gifuni, si tratta di un’esagerazione sostenere che la Capitale non presenti siti in grado di accogliere un impianto di autodemolizione. Ovviamente non si vuole negare la ricchezza di risorse archeologiche che contraddistingue la città, ma è necessario individuare quelle location in cui sia possibile ubicare gli impianti con attenzione, così da giungere a una soluzione definitiva. Gli autodemolitori di Roma, in effetti, sono chiusi da ben due anni: si tratta di un notevole disagio a cui opporre rimedio. Ma qual è la soluzione che si può adottare? Per il presidente di Car sarebbe consigliabile nominare una commissione ad hoc, come una conferenza di servizi, che venga messa nelle condizioni di operare in collaborazione con i vari organismi del territorio. In questo modo gli impianti potrebbero essere autorizzati e i privati avrebbero l’opportunità di investire.

La situazione è grave

La delocalizzazione è una delle opzioni che devono essere prese in considerazione, insieme con la possibilità di intervenire in maniera massiccia allo scopo di spostare gli impianti già esistenti. Quello che Gifuni, facendosi portavoce di tutti i demolitori, chiede è la compatibilità con le norme. Quello che ci si aspetta dalla pubblica amministrazione non è un intervento finalizzato all’ottimizzazione o alla delocalizzazione degli impianti, quanto l’aderenza tra il territorio e le regole.

I problemi di una realtà territoriale complessa

A fronte di una realtà territoriale che ha caratteristiche ben precise e che è disegnata in un modo specifico, è fondamentale che le regole che vengono scritte si adattino a tale realtà. Il timore degli addetti ai lavori, ben espresso dalle parole di Gifuni, è che possano nascere delle ipotesi alternative rispetto al sistema delle demolizioni: alternative che sono state definite senza mezzi termini dei mostri, e a cui si finirebbe per ricorrere solo perché non si è in grado di consentire ai demolitori di operare in condizioni ottimali.

Che cosa succede nel resto del Lazio

Sul tema è intervenuto anche il presidente dell’associazione nazionale demolitori di autoveicoli Anselmo Calò, che ha fatto il punto sulla situazione nel Lazio. A livello regionale vengono demoliti più o meno 110mila veicoli, ma è Roma a fare la parte del leone. Secondo Calò sarebbe necessario prendere in esame l’esigenza di aree attrezzate per una superficie non inferiore ai 35 ettari, utile per consentire di demolire almeno 70mila veicoli. Per il presidente dell’associazione, si potrebbero sfruttare le aree industriali dismesse: insomma, eventuali altre aree idonee in cui collocare gli impianti non mancano, mentre quella che pare difettare – in base a ciò che si può intuire – è la volontà politica.

Le prospettive per il futuro

Quella che riguarda gli impianti di demolizione è una distorsione i cui effetti si possono rispecchiare e propagare anche su altri settori, per esempio quello dei rifiuti urbani. In effetti appare quantomeno bizzarro che la capitale del Paese sia priva di impianti di questo tipo, e che la demolizione dei veicoli debba avvenire in altre località della provincia o addirittura della regione, in altre province.

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