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Comitato Residenti Colleferro su Consorzio Minerva al suo primo bilancio: “Perdite consistenti e nuove dimissioni nella dirigenza”

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Comitato Residenti Colleferro bilancio Minerva

La nota del Comitato Residenti Colleferro sul primo bilancio del Consorzio Minerva.

“I proclami dei  Sindaci dei Comuni di Colleferro, Labico, Genazzano, Carpineto Romano, Nemi, Gavignano, Gorga, soci del neocostituito Consorzio Minerva scarl sono clamorosamente smentiti dai fatti che hanno accompagnato la sua breve vita amministrativa.

Nella difficile crisi globale innescata dalla pandemia di coronavirus, la realtà locale mostra una situazione economica fuori controllo per mancata gestione secondo i criteri di efficienza ed efficacia: i Comuni della valle del Sacco, soci del Consorzio, dovranno portare in Consiglio comunale il “ripiano delle perdite e la sua ricapitalizzazione“, come annunciato dal Consiglio comunale di Carpineto Romano nella seduta del 9 marzo 2020.

Il Consorzio Minerva, costituito il 27 settembre 2018 e diventato operativo il 2 dicembre 2019, registra, in soli 3 mesi, una perdita di 150.000 €, addebitabile ad un management che, selezionato tramite un bando “mordi e fuggi”, ha responsabilità gestionali, ma la scelta della dirigenza e il conseguente deficit sono ascrivibili interamente all’indirizzo politico dettato dagli stessi Comuni soci.

La perdita è dovuta all’aumento dei costi di start up rispetto alle previsioni e poiché supera i 2/3 del capitale sociale (circa 60 mila €), Minerva dovrebbe essere messa in liquidazione, come stabilisce il codice civile. Per sopravvivere ed evitare ciò è stato proposto ai Comuni soci la sua ricapitalizzazione.

A questo dissesto, in attesa del nuovo PEF ( che si spera definitivo) e del contratto di servizio da sottoporre ai Comuni soci, Colleferro, come capofila, con la Determinazione dirigenziale del 23.4.2020 ha adottato una proroga tecnica per i prossimi 3 mesi, con un impegno di spesa di 933.000 €.

Per salvare in parte questa situazione e un probabile aumento della Tari, ai Comuni soci serve un capro espiatorio e il 28 aprile 2020 arriva la notizia dell’allontanamento dall’incarico del dott. Ermolli, Direttore generale del Consorzio.

Riteniamo che l’inefficienza economia, errate stime o previsioni economiche siano un preteso, quando la sola impreparazione e improvvisazione a gestire la vita amministrativa del Consorzio mediante scelte politiche avventate è quella dei Sindaci, che si sono fatti trascinare in un’impresa proposta dal Sindaco di Colleferro, Sanna, Comune capofila, prestandosi a fare da stampella al fallimento di Lazio Ambiente spa e alla volontà della Regione di disfarsene quanto prima.

Impresa in cui, dietro lo scopo di salvaguardare l’occupazione, si vuole continuare a fare profitti sui rifiuti con un megaprogetto senza capitale economico, impianti, attrezzature proprie e dando come unica garanzia le somme presenti e future che, negli anni a venire, saranno versate dai contribuenti.

Quest’ottica speculativa porta da una parte al malumore crescente nei cittadini per il mancato riconoscimento economico dello sforzo della raccolta differenziata (promessa e non avvenuta riduzione dei costi) e dall’altra, in assenza di un patrimonio iniziale, al fallimento dei risultati previsti a meno di un sostegno continuo di liquidità e finanziamenti statali e/o regionali (non facili da reperire in tempi di crisi). Come era prevedibile, un simile progetto potrebbe mettere a rischio anche i posti di lavoro per cui dicevano di battersi. La nostra contrarietà l’abbiamo espressa fin dall’inizio e l’abbiamo ribadita quando abbiamo appreso dalla stampa che il professionista incaricato di redigere lo studio di fattibilità è risultato coinvolto, per altra vicenda legata ai rifiuti, in una inchiesta giudiziaria.

Contrarietà e dubbi che trovano conferma anche nel procedimento seguito per la scelta del management, su cui, abbiamo richiamato l’attenzione dei Comuni e degli organi preposti al rispetto della legalità, trasparenza, correttezza e idoneità dei criteri di selezioni messi in atto dal Consorzio.

Come già scritto in altro comunicato, la nomina del Direttore generale, Ermolli, ha tardato ad essere formalizzata perché si voleva consentire al Consorzio di sanare alcune questioni di incompatibilità e far maturare al candidato tutti i requisiti non posseduti al momento di assumere l’incarico, come il titolo per l’iscrizione all’Albo gestori ambientali, pur essendo obbligatorio all’atto della candidatura.

Vale la pena ricordare che quel bando è stato riaperto, immotivatamente, per ben tre volte con modalità improvvisate. Il candidato con comprovati titoli ed esperienza specifica nel settore era Rizzo, il quale, dopo l’ennesima riapertura del bando ha ritirato la domanda, denunciando pubblicamente quanto poi emerso.

A dicembre 2018, nel corso di un Consiglio Comunale tenutosi a Colleferro, venne infatti comunicato che il nuovo Direttore era stato individuato nella persona di Ermolli, con esperienza nel settore delle bonifiche (nessuna nella gestione dei rifiuti), nomina che verrà ufficializzata solo a giugno 2019.

Analogamente accadeva per l’Amministratore unico, Ciacci. Il bando “mordi e fuggi” fu pubblicato solo sul sito del Comune di Colleferro, a differenza di quanto indicato nel testo e neanche in Gazzetta Ufficiale, per circa 20 giorni e, guarda caso, in prossimità della scadenza temporale di 1 anno dal suo precedente incarico alla Asm di Rieti. Solo così, in assenza di trasparenza ed eliminando prerequisiti importanti come la laurea, è stato possibile superare per 2 o 3 giorni l’inconferibilità dell’Amministratore unico.

Inoltre, la pianificazione dei servizi per i Comuni soci è stata attribuita ad un raggruppamento temporaneo d’impresa formato dalla ESPER  srl e Ambiente Italia, società già viste all’opera in altri Comuni dell’area romana, incaricate dalla Giunta Zingaretti della redazione e aggiornamento del nuovo Piano regionale rifiuti  (creando un possibile conflitto di interessi) e che, proprio a Colleferro, ha progettato la realizzazione di un megacompound per trattare i rifiuti industriali provenienti da tutti i TMB del Lazio.

Tale gestione non sorprenda. Era prevedibile che la scelta del Consorzio, lungi dall’essere una svolta storica, come è stata presentata dai Sindaci, si reggeva sul presupposto di liquidare Lazio Ambiente spa, società regionale in forte perdita, affidando il compito a Fortini, e subentrare in quel lucroso segmento dei rifiuti fatto di politica assistenziale, a cui ambiscono i partiti a livello regionale.

La politica locale intende continuare a gestire i rifiuti secondo le vecchie logiche che hanno prodotto fallimenti e impunità, inquinamento diffuso nella martoriata valle del Sacco e opacità, anche evitando di pubblicare atti ostensibili nel sito istituzionale del Consorzio in spregio agli obblighi di trasparenza e anticorruzione.

Per superare tali gravi mancanze abbiamo proceduto con richieste di accessi agli atti, alle quali l’Amministratore unico cerca di prendere tempo ritardando l’invio dei documenti, mai pubblicati, nonostante precise disposizioni di legge.

Ai Comuni e ai dirigenti del Consorzio ricordiamo che esistono obblighi normativi nei confronti dei contribuenti e dei cittadini di Colleferro, Comune socio di maggioranza di Minerva, pagatori della Tari, quindi, azionisti di fatto delle loro condotte, che oggi conducono la società consortile a consistenti perdite di bilancio. I Comuni non hanno voluto, attraverso l’Assemblea dei soci, controllare e monitorare l’attività del Consorzio, ponendosi fuori dalle regole dello Statuto societario.

Dopo la pubblicazione delle delibere dei Consigli comunali che hanno votato la ricapitalizzazione valuteremo l’eventuale danno erariale da far valere nelle sedi opportune”.

Foto di repertorio

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