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Policlinico Umberto I, i Sindacati denunciano tagli ai servizi e reparti completamente ristrutturati chiusi da anni

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Roma. Policlinico Umberto I, eseguito un primo caso di donazione degli organi a "cuore fermo"

Dichiarazione dei Responsabili Territoriali di FP Cgil Francesco Frabetti, Cisl FP Lazio Giovanni Fusco e Uil Fpl Roma e Lazio Fabio Ferrari:

Ampio risalto mediatico è stato dato in questi ultimi giorni alla notizia di un ulteriore taglio di sevizi che la direzione del Policlinico Umberto I sta mettendo in atto con la chiusura di una struttura sita all’interno di Palazzo Baleani che è preposta da anni alla prevenzione e cura dei tumori al seno per le donne.

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Questo è solo l’ultimo degli atti che la direzione aziendale compie in un’ottica di ridimensionamento dei servizi e dell’assistenza pubblica. Numerose sono state le denunce di queste organizzazioni sindacali, rimaste inascoltate dall’Azienda e da Regione e Università che dovrebbero controllare il funzionamento dell’importante nosocomio romano, come ad esempio lo scandalo che vede spendere soldi pubblici in ristrutturazioni e arredi che a distanza ormai di molti anni, non vedono ancora i cittadini poter utilizzare quelle strutture a cui erano destinati gli investimenti. Parliamo nello specifico  di un intero reparto di malattie infettive e di un intero reparto dell’ospedale George Eastman che una volta accorpato al Policlinico ha visto il costante depotenziamento dell’assistenza odontoiatrica in favore soprattutto delle fasce più deboli della società. Ci chiediamo quale riorganizzazione si stia attuando e soprattutto chiediamo alla Regione Lazio, deputata al governo della salute pubblica, se le attività del più grande Policlinico d’Italia siano finalizzate a garantire la salute pubblica. Tale funzione è garantita dalla sottoscrizione dei protocolli tra Regione e Università La Sapienza.

Invece, pur nell’importante e infungibile funzione universitaria alla quale è altresì preposto il Policlinico Umberto I, l’assistenza sanitaria viene  relegata in secondo piano rispetto a logiche accademiche che penalizzano i servizi e i malati.

Reputiamo ad esempio che, l’atto aziendale, documento stilato dalla Direzione aziendale, necessario per il governo delle attività e all’interno del quale si definisce l’offerta sanitaria per i cittadini, sia molto carente e demolitivo rispetto ai servizi che oggi sono erogati.

Come anche è assurda la logica secondo la quale, pur con una dotazione  organica ricca di medici e dirigenti afferenti al servizio sanitario regionale, le responsabilità apicali e di gestione vedano quasi esclusivamente incaricate in tali funzioni dipendenti dell’Università.

Non esiste una programmazione ma rileviamo solamente tagli ai servizi e una drastica diminuzione di produttività (riferita alle prestazioni sanitarie erogate) per una fantomatica riorganizzazione che non si sta realizzando in favore della sanità pubblica.

Dopo la chiusura dei reparti di malattie infettive e odontoiatrico, si è anche assistito alla sospensione delle attività del reparto a conduzione infermieristica (UOGI) che è indispensabile per una migliore umanizzazione dell’assistenza alla persona.

Non possiamo assistere ad una continua chiusura dei servizi senza che la stessa Regione, istituzione  deputata alla verifica, controlli che sia perseguito  l’obiettivo indicato dall’offerta sanitaria pubblica regionale.

La direzione aziendale non instaura nessun confronto ed informativa su temi che reputiamo fondamentali per i cittadini e i lavoratori che forniscono servizi di alta professionalità.

Per questo chiediamo immediatamente l’intervento di tutti gli organi istituzionali, che hanno la competenza e la responsabilità nel determinare le attività sanitarie, al fine di sospendere questa demolitiva  e drammatica riorganizzazione del Policlinico rivolta solamente al taglio di assistenza sanitaria pubblica.

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