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Cori, il Comune celebra il centenario della nascita di Rosa Tomei

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Mercoledì 15 Giugno ricorre il Centesimo anniversario della nascita di Rosaria Tomei, Rosa come la chiamava Trilussa.

Partita 15enne per la capitale in cerca di fortuna come attrice, Rosa si ritrovò a lavorare nella Casa Studio di Carlo Alberto Salustri, che incontrò nell’osteria della zia paterna. Iniziò una ventennale “coabitazione” nel segno di una reciproca stima professionale e di un amore ricambiato da Trilussa.

Il Maestro la istruì fino a diventare la sua più stretta collaboratrice ed erede intellettuale, autrice di testi che portano la firma poetica della Tomei.

Dopo la morte di Trilussa finì per essere definita la sua vecchia governante semianalfabeta, pur avendo, all’epoca, soltanto 35 anni. Il suo ruolo è stato disconosciuto per falsi timori e la sua carriera, predisposta da Trilussa stesso, è stata ostacolata.

Sfrattata nel 1955, Rosa fu ospitata dai facoltosi Ferri e D’Angiolillo. Nel 1964 il primo ictus e il ricovero nel convalescenziario di Anzio. Nel 1966 il secondo. Morì il 5 Dicembre a soli 50 anni. Intelligente e perspicace, Rosa ha subito nel tempo le conseguenze del grande amore e del periodo felice vissuto con Trilussa.

La rivalutazione e valorizzazione della figura di Rosa Tomei e del suo spessore letterario, è in gran parte opera della professoressa Secondina Marafini che ha condotto una meticolosa ricerca, promossa dall’Amministrazione comunale di Cori – Assessorato alla Cultura – e data alle stampe nel 2014 da Aracne Editore con il titolo di ‘Rosa Tomei. La storia vera e le poesie della donna di Trilussa’.

L’autrice ha riscritto la storia della sua conterranea, restituendo un volto e un’anima ad un’artista vissuta per 20 anni all’ombra di Trilussa.

Secondina Marafini, testi autografi ed inediti di Rosa alla mano, ha dimostrato che l’amore di Rosa per Trilussa era ricambiato, e che Rosa era una rimatrice di indubbie capacità, restituendola agli onori del panorama della letteratura italiana e della poesia dialettale romanesca.

L’avvincente racconto della vita e l’appassionato commento interpretativo delle opere rinvenute hanno fatto riemergere dal passato la donna e la poetessa, che ha continuato a parlare in versi fino a pochi mesi prima di morire, quando riusciva soltanto a dettare a chi si prestava a scrivere per lei.

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