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Ecco le vincitrici del premio Donne, Pace e Ambiente: ci sono anche le donne di Rifiutiamoli

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Difendere la terra dall’arrivo di un gasdotto che parte dall’Azerbaijan, contrastare la riaccensione di due ciminiere che bruciano rifiuti, denunciare l’avvelenamento delle falde acquifere, impedire l’ampliamento delle trivellazioni petrolifere dell’Eni. Sono quattro lotte ambientali in corso nel nostro paese; quattro conflitti sociali che vedono impegnate moltissime donne. Un impegno quotidiano che l’associazione A Sud ha deciso di valorizzare nella settimana edizione del premio Donne, Pace e Ambiente, intitolato alla prima donna africana insignita del Nobel per la pace, l’ambientalista e biologa Wangari Maathai.

Da sette anni a questa parte, in occasione dell’otto marzo, l’associazione A Sud individua dunque quattro donne, in rappresentanza di altrettante organizzazioni che, da Nord a Sud dell’Italia, partecipano attivamente alla salvaguardia dell’ambiente, della salute e del territorio. Quest’anno a essere premiate sono state Serena Fiorentino per le Mamme No Tap, Ilaria Giacomi per le Donne Rifiutiamoli – Colleferro, Giovanna Dal Lago per le Donne No Pfas Veneto e Isabella Abate per l’Osservatorio Popolare Val D’Agri.

Quattro premi come gli elementi della natura che, ogni giorno, queste donne cercano di difendere da speculazioni, malaffare e da politiche miopi quanto insalubri. Lotte difficili, quelle delle quattro attiviste, raccontate con emozione durante la premiazione avvenuta lo scorso sei marzo, alla Casa Internazionale delle Donne, un’istituzione importante alla quale A Sud ha voluto consegnare un premio speciale per “ il ruolo svolto infaticabilmente negli ultimi decenni nella costruzione di uno spazio animato e dedicato alle donne”.

La cerimonia di premiazione ha permesso di condividere strumenti ed esperienze tra le associazioni presenti e, soprattutto, ha fatto sentire meno sole queste realtà che, pur avendo controparti differenti, condividono le stesse difficoltà. C’è chi, come le mamme salentine, lotta contro una gigantesca minaccia racchiusa in tre lettere, Tap. Il Trans Adriatic Pipeline è una colossale infrastruttura energetica che dovrebbe portare sulle coste italiane il gas proveniente dall’Azerbaijan, minacciando in tal caso la zona del Salento, località turistica e naturalistica di grande pregio. L’approdo di questo grande gasdotto in Italia è stato messo in discussione dall’opposizione popolare che ha mobilitato interi paesi con manifestazioni e con la nascita di un presidio permanente.

Da più di cento giorni ad oggi, anche il movimento Rifiutiamoli di Colleferro condivide la stessa condizione dei No Tap: presidiano. Lo fanno per impedire la riaccensione dei due inceneritori e per ottenere un reale risanamento del territorio. In questo presidio, le donne stanno avendo un ruolo fondamentale e prezioso che va dall’ organizzazione delle riunioni, passando per la logistica, per il cibo, fino ai lavori maglia – conosciuti come le pezze a colori contro gli inceneritori – che ora adornano gli alberi della città. Le donne di Rifiutiamoli stanno contribuendo attivamente a far diventare il gazebo bianco del presidio, un colorato e agguerrito avamposto culturale.

Alle premiate è stata consegnata una pergamena e un’opera d’arte: sono volti di donna, un pezzo unico realizzato ogni anno appositamente per il premio dalla scultrice Lavinia Palma. Durante l’assegnazione del premio, lo street artist Mauro Sgarbi ha consegnato alla casa internazionale delle donne, un murales raffigurante una sorte di monte rushmore al femminile con i volti di quattro attiviste: Wangari Maathai, Vandana Shiva, Leymah Gbowee e Berta Caceres. Volti scolpiti nel granito, forti come le loro singolarità, le quali spartiscono con le premiate, la forza di aver lottato e di lottare per la giustizia sociale e ambientale. Singolarità costantemente in lotta, risolute e ferme che – come riporta il titolo dell’autobiografia della Maathai – soltanto il vento piegherà.

 

 

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