Roma, venerdì 15 Settembre 2017: la diciassettesima legislatura, raggiunge la soglia dei quattro anni, sei mesi e un giorno. Per i parlamentari di prima nomina (417 deputati e 191 senatori) è arrivato il traguardo della pensione: un assegno di mille euro netti al mese, che inizieranno a percepire dal 65esimo anno di età. In caso di rielezione, poi, la “pensione aggiuntiva” dovrebbe raggiungere quota millecinquecento-duemila euro netti e vi si potrà accedere al compimento del 61esimo anno di età.
Nonostante le campagne anti-casta degli ultimi mesi, condite da polemiche e rimpalli di responsabilità tra tutti gli schieramenti politici, la proposta di legge che mirava all’abolizione del privilegio è ormai arenata in Senato a tempo indeterminato.
Il M5S che ha fatto della lotta ai privilegi della casta un tema chiave, della propria campagna elettorale, assicura che i propri parlamentari rinunceranno alla pensione aggiuntiva con un ‘impegno scritto’.
Ancora nessuna dichiarazione in merito, dagli altri schieramenti politici; qualcuno fa notare che non si tratterebbe di un vero e proprio vitalizio (il sistema fu abolito dalla riforma del 2012) quanto, piuttosto, di una pensione parlamentare di carattere contributivo.
Il tema è di quelli sensibili, sul quale si giocherà l’intera campagna elettorale in vista delle prossime elezioni: resterà da vedere se, e come, il ddl Richetti riuscirà a procedere nel suo turbolento iter al senato e, soprattutto, in che modo gli esponenti dei principali schieramenti politici riusciranno a convincere i propri elettori che non si tratta della solita operazione di maquillage.
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