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Rocca Sorella: il Castello di Sora è una fortezza da salvare! (FOTO)

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Rocca Sorella: il Castello di Sora è una fortezza da salvare! (FOTO)

Sora, da sempre posta in luogo strategico tra la Valle del Liri, la Valle Roveto e la Valle di Comino, è stata per secoli luogo di scontri e di battaglie. Così nasce il bisogno di una fortificazione, poi edificata sul monte San Casto, a m. 546 s.l.m. che domina la città. Il Castello di Sora, dedicato ai SS. Casto e Cassio e chiamato anche Rocca Sorella, è raggiungibile da diversi sentieri.

Un primo sentiero parte dalla Cattedrale di S. Maria Assunta dove, salendo per via Ravo, a destra della Cattedrale, ci si immette su una stradina che porta sotto la Raua roscia, rupe rossa, costantemente frequentata da scalatori, sorani e non, o da semplici amanti della natura. Seguendo la segnaletica sulle rocce, si arriva ad un sito archeologico-sportivo: Il Santuario rupestre del Dio Silvano. Questo sito presenta una spessa parete rocciosa nella quale sono scolpite diverse edicole votive evocanti il Dio Silvano, divinità dedita al mondo della pastorizia. Per raggiungere questo luogo di culto, partendo dalla Cattedrale, si impiegano non più di dieci minuti.

Camminando lungo il sentiero per altri trenta minuti si arriva ai piedi di un Crocifisso in legno, eretto dal Club Alpino Italiano Sezione di Sora. A questo punto la meta è quasi raggiunta, basta infatti camminare per altri 200 metri per arrivare davanti al portale del Castello. Un altro sentiero molto frequentato parte da Canceglie, in pieno centro storico della città. Ci si immette in un vicoletto che porta sino alla chiesetta di S. Antonio, seguendo sempre la segnaletica sulle rocce si arriva poi davanti la chiesa della Madonna delle Grazie, raggiungibile in venti minuti di cammino. Arrivati sull’altura dove poggia quest’ultima, si può godere di un ottimo panorama di Sora e dei monti circostanti.

Proseguendo lungo il sentiero a sinistra della chiesa, comincia forse la parte più faticosa, poiché questo si presenta abbastanza ripido, ma continuando a camminare per altri venti minuti, si arriva anche da qui al Crocifisso menzionato sopra. Arrivati ai piedi delle mura si respira un’atmosfera d’altri tempi. Il Castello, circondato da una folta boscaglia, è un luogo adatto per le famiglie che intendono passare una giornata all’insegna della natura.

La fortezza di cui stiamo parlando ha origini molto antiche, infatti la presenza di un Forte sulla sommità del monte si ebbe già in età volsca. I Volsci, primi antichi abitanti delle nostre zone, entrarono in conflitto con Roma, quindi fu necessario erigere delle fortificazioni per resistere agli invasori Romani. Infatti, le legioni stanziate sulla sponda opposta del fiume Liri che attraversa la città, riuscirono soltanto a conquistare il centro abitato, mentre per la conquista del Forte, dal quale si potevano osservare in maniera ottimale i movimenti che avvenivano nella vallata sottostante, la battaglia si preannunciava molto più aspra e faticosa.
Solamente dopo un lungo assedio e con l’aiuto di un traditore fedele al partito romano, con un ristretto numero di soldati, venne espugnata la fortezza. In epoca romana il Forte si presentava costruito in legno, come molte delle strutture di allora. Alla fine dell’XVIII secolo, i Longobardi apportarono modifiche in muratura, edificando mura più imponenti e torri per il controllo della vallata. Sora, divenuta guelfa e quindi schierata contro l’ Impero di Federico II, venne poi conquistata e da lui fatta radere al suolo, ma l’Imperatore non riuscì mai a mettere le mani sulla rocca, in quanto ottimo punto di difesa e di avvistamento.
Federico II soggiornò in seguito nella fortezza nel 1239, quando si trovò di passaggio con il suo esercito, diretto ad Ancona per affrontare il Papa che lo aveva scomunicato. Tra il 1241 e il 1246, Federico II ne ordinò il restauro. Nel 1520 il duca Guillaume De Croy ordinò il rifacimento quasi completo della fortezza e affidò il lavoro all’archietto Evangelista Carrara, appartenente ad una potente famiglia sorana. Il rifacimento della rocca si imponeva per l’inadeguatezza delle mura, che non potevano sopportare le nuove armi da fuoco e così, con questo nuovo progetto, il Castello presentava delle alte mura con sei torri per l’avvistamento. Vennero costruite anche due cisterne per l’acqua piovana e un cortile per il bestiame, utilizzabili in caso di un assedio prolungato. All’interno venne eretta una cappella, con un affresco dedicato ai santi Casto e Cassio, ormai andata distrutta per mano di vandali.
Nel 1873 il Comune di Sora, con un decreto firmato da Vittorio Emanuele II che autorizzava la vendita di Rocca Sorella, acquistò le rovine della fortezza, che nel frattempo era stata abbandonata al suo destino, per la simbolica cifra di £ 140.

Nel 1930 il Club Alpino Italiano esegue una nuova ristrutturazione e qualche anno più tardi, nel 1954, il Cav. Rocco Conte, sorano allora residente a New York, donò 800 dollari per la ristrutturazione del Castello; con quella cifra venne ricostruita una camerata che allora era in condizioni disastrate. Va ricordato che tutti i lavori di restauro vennero eseguiti senza l’aiuto di macchinari, poiché la rocca è sprovvista di una strada carrozzabile. Nel 1961 vennero stanziati fondi per la costruzione di una strada larga ben otto metri che, ovviamente, non venne mai costruita in quanto avrebbe deturpato tutto il panorama del monte.

Oggi purtroppo di questo Forte, inespugnabile per secoli anche dai più potenti e temuti eserciti della storia, restano solo delle rovine, in quanto trascurato e degradato poiché lasciato in balìa di vandali e non solo. Sulle mura, sia all’interno che all’ esterno, cresce sempre di più una folta vegetazione che, espandendosi con le sue radici, causa ripetuti crolli alla struttura e lentamente, anno dopo anno, la ‘’sfigura’’.

Nella speranza che qualcosa in seno all’Amministrazione comunale si muova, alcuni cittadini volenterosi, sia per conto proprio che con diverse associazioni, da diversi anni si danno da fare salendo sul Castello e ripulendolo quantomeno dai vari rifiuti che puntualmente vengono lì abbandonati da persone con un senso civico evidentemente poco sviluppato.

Sarebbe anche il caso di costruire una strada di dimensioni ridotte, in modo che il Forte possa essere raggiunto da molti più visitatori, magari organizzando anche delle visite guidate (iniziative di questo genere ci sono già state in passato, anche recente, per degli eventi organizzati in favore del Castello), almeno nei giorni festivi, perché è giusto che la storia di un monumento così importante, possa essere tramandata a tutti i quali siano interessati a conoscerla.

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