Cultura

FAI Giovani Frosinone, intervista al Responsabile Alessandro Cocco: “Con la cultura non solo si mangia, ma si cresce insieme”

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FAI Giovani Frosinone, intervista al Responsabile Alessandro Cocco: "Con la cultura non solo si mangia, ma si cresce insieme"

Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) è attivo dal 1975 e valorizza l’arte, la natura e il paesaggio italiani. Sono molti i luoghi di cui si prende cura – grazie all’aiuto di preziosi volontari – e che vengono resi fruibili al pubblico. L’Italia è un Paese ricco di bellezza e laddove non arriva lo Stato a prendersene cura, ci pensano i comuni cittadini. Oggi scopriremo chi sono i ragazzi che si praticano questa attività nella provincia di Frosinone, grazie all’intervista che ci ha gentilmente concesso il Responsabile del Gruppo FAI della Ciociaria.

1)  Puoi spiegare ai nostri lettori chi siete?

Sono Alessandro Cocco e ho 23 anni. Lavoro presso l’area sales di una importante azienda di elettronica di consumo e nel tempo libero scrivo di tecnologia musicale. Il resto del tempo lo impiego nella promozione del territorio della mia provincia. Sono volontario con una delega da Responsabile del gruppo FAI Giovani Frosinone. Il gruppo è Composto da circa 30 ragazzi che hanno un’età che va dai 18 ai 35 anni, e arrivano da diversi Comuni della provincia di Frosinone. Tutti con la stessa passione in comune: la bellezza, la cultura, la promozione del territorio.

2) In cosa consiste la vostra attività e cosa vi spinge a praticarla?

I nostri ragazzi si svegliano all’alba, la domenica mattina, per raggiungere uno qualsiasi dei borghi meravigliosi che ci circondano per organizzare eventi, fare sopralluoghi e accompagnare gruppi di visitatori. Inoltre, sensibilizziamo e parliamo con altri ragazzi. In due parole facciamo cultura. O almeno ci proviamo. Speriamo sempre che qualcuno si unisca a noi: c’è tanto da fare. Andate sulla nostra pagina Facebook e vi renderete conto immediatamente.
Questi giovani tolgono – senza alcuna ricompensa, se non la gratitudine e la soddisfazione personale – tempo ai loro impegni per promuovere la Ciociaria. Quello che ci spinge è, sostanzialmente, l’amore per la nostra terra e un briciolo di follia, che non guasta.

3) Come ti sei avvicinato al FAI?

La risposta potrebbe far sorridere i più. Non ero nemmeno socio della Fondazione quando sono stato nominato Responsabile del Gruppo FAI Giovani. La storia è andata più o meno così: Eravamo 7 amici con la voglia di fare qualcosa, abbiamo controllato su Google e il gruppo FAI Giovani non esisteva nella nostra provincia. Ci siamo letteralmente buttati. Abbiamo contatto la Delegazione e scritto al FAI a Milano. Si sono fidati ciecamente e lo abbiamo creato da Zero. Figurati: cresciuto fra integrali e derivate (nonostante gli studi liceali), all’epoca non distinguevo una colonna medievale da una romana. Era puro e cieco amore.

4) Quali sono le bellezze “nascoste” della Ciociaria che meriterebbero maggior attenzione?

Sono talmente tante che non basterebbe un libro intero per citarle tutte. A braccio, mi viene da citare la Certosa di Trisulti, Il Teatro Romano di Ferentino, le Terme di Fiuggi, Anagni e le sue bellezze medievali. Ognuno ha nel cuore il proprio luogo preferito. Non c’è un metro quadro d’Italia (e di Ciociaria) che non valga la pena d’essere salvato e visitato.

5) Puoi darci un parere sulla situazione dei beni culturali in Italia, in provincia di Frosinone e nel Lazio?

I beni culturali, in Italia, sono sepolti sotto metri cubi di burocrazia. E questo vale ovunque: dalla Valle d’Aosta alla Puglia, Lazio e Frosinone compresi. Per visitare alcuni luoghi, la difficoltà più grande è quella di farsi autorizzare. Migliaia di righe scritte per richieste banalissime. Come fai a far capire l’importanza di un qualche bene se non puoi farlo vivere alle persone? Ti sei mai innamorato di qualcuno senza conoscerlo dal vivo? Le persone devono tornare a vivere il patrimonio culturale, a respirare quell’aria che ti fa sentire parte di una storia secolare che non si esaurisce! La mancanza di fondi è cronica. Prima capiremo l’importanza della necessità dell’intervento privato per la gestione e il rilancio del patrimonio culturale, prima migliorerà la situazione. Il FAI in questo è assolutamente virtuoso e la gestione dei beni di sua proprietà ne è d’esempio. Basti pensare a Villa Gregoriana, a Tivoli, che è il più vicino a noi. Dimostra come con una sana gestione si possa trasformare una discarica in un parco assolutamente incredibile e meraviglioso.

6) Da “interno” nella situazione legata ai beni culturali in Italia, hai qualche proposta per migliorare le cose?

Come prima e più importante battaglia bisogna avvicinare la cultura e il patrimonio culturale alle persone. Molte persone (e purtroppo anche giovani) vedono il mondo dei beni culturali come un olimpo irraggiungibile e noioso: una perdita di tempo insomma. Quanto di più sbagliato. Preferiamo molte volte passare il sabato e la domenica in un asettico centro commerciale anziché andare a spasso per un borgo che parli di storia, di emozioni, di valori e di tradizioni. Semplicemente perché il mondo della Cultura ama chiudersi nelle sue stanze piuttosto che aprirsi come stiamo provando a fare noi da qualche anno. Inoltre, ribadisco la necessità di spostare l’attenzione del privato sul mondo della cultura. Il mecenatismo esiste da quando esiste la storia, con buona pace dei benpensanti che vedono lo Stato come Sacro Vincolo.

FAI Giovani Frosinone, intervista al Responsabile Alessandro Cocco: "Con la cultura non solo si mangia, ma si cresce insieme"
Alessandro Cocco, Responsabile Gruppo FAI Giovani di Frosinone

7) Puoi darci un’opinione legata alle votazioni appena terminate su I luoghi del cuore?

Quasi 14mila sottoscrizioni non sono certo un caso. Le persone stanno via via tornando ad appassionarsi al loro territorio e questo ci riempie di speranza. I Luoghi del cuore dovranno servire da faro in questa terra molte volte dimenticata dai media e dovranno servire come severo monito e inflessibile invito alla classe dirigente e politica: le persone vogliono che ci si occupi del patrimonio culturale. Non è più possibile tergiversare.

8) Chiudiamo con una provocazione: con la cultura si mangia?

In un’area completamente de-industrializzata come la nostra ci sono veramente poche alternative, credetemi. Con la cultura non solo si mangia ma si cresce anche. Uno scavo archeologico di 100 ettari non lo puoi de-localizzare, la storia non la puoi cancellare. Per questo bisogna investire pesantemente nel settore. L’indotto economico che si può creare è veramente importante.

Un sentito ringraziamento da parte della redazione ad Alessandro e a tutti i ragazzi che quotidianamente si occupano di promuovere la cultura nel nostro Paese e nel nostro territorio.

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